Gaza/ La lealtà della guerra e la democrazia
Di Ernesto Vergani
Oltre 500 vittime palestinesi nella striscia di Gaza. Un intero quartiere fatto saltare in aria dai bombardamenti israeliani. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu chiede la fine immediata delle ostilità. Barack Obama telefona a Benyanin Netanyauh e lo invita a ripartire dagli accordi del 2012. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon afferma che i civili devono essere maggiormente tutelati. Abu Mazen e la Lega araba vedono nero.
La conseguenza peggiore di tutte le guerre sono le vittime. Bambini, donne, uomini. L'indescrivibile dolore di chi perde un figlio, una madre, un padre. Poi c'è anche una sorta di principio di lealtà della guerra. E' giusto nascondere le postazioni che sparano missili tra le case di una città? E' giusto utilizzare persone come scudi umani? Se Israele avvisa di lasciare le case da cui partono i missili e la gente rimane, che cosa può succedere?
C'è il diritto dello Stato di Israele di esistere. Un cittadino israeliano deve poter vivere in pace come tutti i cittadini delle nazioni libere del mondo. Deve poter accompagnare i propri figli a scuola, andare al supermercato, senza il rischio di subire un attentato o vedere bombardata la propria città. Ci sarà del vero nella frase del segretario di Stato americano John Kerry che, riferendosi ad Hamas, sostiene: "Israele ha tutti i diritti del mondo di difendersi perché sotto assedio di un'organizzazione terroristica"?
C'è il diritto dello Stato palestinese di esistere. La soluzione (per così dire ovvia) fu dettata dall'Assemblea delle Nazioni Unite che nel 1947 indicò la nascita parallela di uno Stato arabo e di uno ebraico. Realizzare tale principio evidentemente è difficilissimo. E' forse il maggiore nodo geopolitico dal dopoguerra. Certo Israele è l'unica vera democrazia dell'area. Certo se lo Stato palestinese (e quelli medio-orientali e arabi in genere) fossero vere democrazie a tutto tondo e i loro cittadini sperimentassero i metodi della democrazia, la soluzione verrebbe naturalmente da sè. Due Stati democratici, liberi e sovrani. Uno a fianco dell'altro, in pace.