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Ghosn: "Non avevo alternative alla fuga, Giappone mi accusa ingiustamente"
LaPresse

"Non avevo alternative alla fuga. Mi accusano di crimini che non ho commesso". Cosi' l'ex numero uno di Nissan-Renault. Carlos Ghosn, intervistato a Beirut da la Repubblica, sintetizza la sua situazione, dopo una fuga rocambolesca dal Giappone. Ho deciso di fuggire, racconta, "a dicembre, quando mi hanno detto che dopo 14 mesi non c'era ancora una data per il processo. Ho capito che rischiavo di restare in Giappone a vita, ostaggio di un sistema giudiziario che ha il 99,4% di condanne. Al posto mio chi non sarebbe scappato?". "E' stata una cosa pericolosa suppongo - dice ancora al pensiero della sua fuga in aereo, nascosto in una custodia di strumenti musicali - ma non spetta a me dirlo. La mia fuga e' diventata una storia popolare: hanno anche creato un videogioco". 

Rimpianti? "Molti - confessa Ghosn - Tra gli altri quello di aver dato fiducia alle persone sbagliate. E di non aver accettato l'offerta dell'amministrazione Obama di guidare General Motors". Poi Ghosn fa sapere di aver ricevuto un'offerta dalla Fiat, prima che la societa' torinese chiamasse Sergio Marchionne. "Mi arrivo' una telefonata - ricorda - Ma avevo appena iniziato il rilancio di Nissan ed era impossibile lasciare". Sulla sfumata fusione tra Fca e Renault dice: "So che era una grande opportunita' e che eravamo a buon punto: era un accordo imperdibile, ma chi mi ha sostituito e' riuscito a farselo sfuggire". "Io ero carcere - aggiunge - non so rispondere" su chi abbia lavorato per fermare quel'accordo. Sulla situazione attuale di Nissan e Renault, che e' peggiorata dopo il suo arresto in Giappone, non si pronuncia, ma si lascia sfuggire un'accusa: "Eppure qualcuno pensava che sbarazzarsi di me sarebbe stato facile... Ora comunque penso a difendermi dalle accuse e a ricostruire la mia reputazione". 

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