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Guerra Ucraina, Cina-Russia preparano l'anti SWIFT. Sganciarsi costa più a Xi

Guerra in Ucaina, come può funzionare la piattaforma anti SWIFT

Da quell’anno in avanti, quindi, sebbene la valuta emessa dalla Federal Reserve rappresenti tuttora la percentuale più ampia delle transazioni sino-russe, l’utilizzo del renminbi e del rublo all’interno di queste ultime è in forte crescita. A rimarcare l’impegno assunto nel 2010, inoltre, sono stati i 38 accordi siglati tra il premier russo Dmitrij Medvedev e quello cinese Li Keqiang nell’ottobre del 2014; all’interno dei quali ve ne era, in particolare, uno relativo alla creazione di un meccanismo di scambio di valuta (currency swap) renminbi-rublo.

Già da diversi anni Pechino e Mosca hanno avviato la costruzione delle loro piattaforme alternative: il russo System for Transfer of Financial Messages (SPFS) e il cinese Cross-Border Interbank Payment System (CIPS). Di recente, però, i due governi insistono su una possibile maggiore integrazione delle loro piattaforme alternative che potrebbe cambiare in qualche modo i rapporti di forza che per ora pendono ancora nettamente dalla parte dello SWIFT. 

Cina, quanto paga il modello della doppia circolazione e dell'autosufficienza

Di certo entrambi i paesi stanno insistendo sul potenziamento di un modello autarchico e di autosufficienza, a partire dall'ambito tecnologico. Il governo cinese, in particolare, deve far fronte a un'economia molto più interconnessa con quella globale rispetto a quella russa. Basti pensare alla definizione, ormai sorpassata, di "fabbrica del mondo" affibbiata alla Cina. Oppure al progetto della Nuova Via della Seta che interconnette una serie di territori sparsi per tutto il mondo e il modello economico, infrastrutturale e politico di Pechino.

Il Partito comunista cinese sta versando miliardi nello sforzo di raggiungere una maggiore autosufficienza in ambito tecnologico, e sta convincendo le aziende cinesi a fare lo stesso. La spesa combinata per la ricerca e lo sviluppo, pubblica e privata, è salita a un record di 2,8 trilioni di yuan (440 miliardi di dollari) nel 2021, nel tentativo di raggiungere i rivali stranieri. Questo equivale al 2,5% del pil, ancora lontano dal 3% circa dell'America, ma in crescita rispetto a poco più del 2% di cinque anni fa (vedi grafico 1). Nei giorni scorsi Smic, il più grande produttore di chip della Cina, ha annunciato che avrebbe investito circa 5 miliardi di dollari nel 2022 in nuove fabbriche di semiconduttori.

E contestualmente cerca di espandere la sua piattaforma anti-SWIFT. Tuttavia, secondo l'Economist rispetto alle dimensioni dell'economia cinese, l'impronta del sistema è ancora irrisoria. Le circa 80 istituzioni collegate del CIPS sono nulla rispetto alle oltre 11.000 di SWIFT. Gran parte della crescita dell'uso transfrontaliero dello yuan è il risultato non della domanda estera della valuta cinese, ma dell'espansione all'estero delle imprese statali cinesi. 

Ma tali rallentamenti sembrano solo voler aumentare e rafforzare la volontà di Pechino di sganciarsi dalla dipendenza nei confronti dell'occidente su settori considerati strategici. Uno sganciamento che avrà un costo forte ma che, di fronte al precipitare degli eventi di questi giorni, potrebbe sembrare meno dispendioso affrontare.

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