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Esteri
Visto dagli Usa: contro Trump, Clinton non potrà difendersi


 
Credo che anche i repubblicani piú incalliti siano contenti che, per la prima volta nella storia americana, una donna sia candidata alle presidenziali Usa con uno dei due partiti principali.
Se Hillary Clinton vincesse con il Partito Democratico contro il candidato repubblicano Donald Trump, l’America entrerebbe nel gruppo di 41 nazioni (senza contare San Marino, Malta e l’ex Germania dell’est) che hanno o hanno avuto donne a capo del governo, come Argentina, Austria, Brasile, Cile, Corea del Sud, India, Israele, Svizzera e Taiwan.
Vi chiederete, qual é il problema? Purtroppo ci sono tanti problemi in vista per Hillary. Il primo, e quello principale, é lo stesso Trump. Si tratta di un candidato atipico, nemmeno desiderato dal suo partito, ma con un vantaggio: come lui stesso ha detto, “potrei sparare a qualcuno sulla Quinta Avenue e non perderei voti”. Tradotto in soldoni significa che a lui é permesso dire e fare quello che vuole, creando imbarazzo per i politici repubblicani tradizionali, ma senza perdere consensi.
Immaginiamo un dibattito tra Clinton e “The Donald”. Per prima cosa Trump la chiamerá, come fa di solito, “crooked (corrotta) Hillary”, per via delle parcelle e contributi presi dalle banche. E Clinton cosa fará? Lo apostroferá “bancarottaro”? (per via delle sue quattro bancarotte). Lo chiamerá “truffatore”? (per via della fasulla Trump University). Non funzionerá. Ci hanno provato in 11 ad attaccarlo su questo fronte durante le primarie repubblicane e non ha funzionato. Se Hillary si “abbassasse” ad usare questo tipo di linguaggio, per lei potrebbe essere un boomerang; infatti  questo funziona per Trump, ma si ritorce sul politico tradizionale, come Clinton.
Sicuramente Hillary dirá che Trump non ha esperienza in politica e non ha mai avuto cariche istituzionali. E qui “The Donald” mostrerá tutta la sua bravura nel dimostrare come Hillary abbia fallito sia come “First Lady” (con lo scandalo Lewinsky), che come senatore (ha votato a favore della Guerra in Iraq), che come Ministro degli Esteri (il fiasco in Libia). Senza contare l’e-mailgate per cui Hillary é tutt’ora indagata.
Poi Hillary passerá al contrattacco per dimostrare come Trump abbia i nervi a fior di pelle e come sia irascibile e intollerante. Anche qui “The Donald” troverá terreno fertile citando il piú recente dei tanti libri critici usciti su Bill e Hillary Clinton, scritto da Gary Byrne, un ex agente responsabile della sicurezza di Bill, che illustra come Hillary sia prona all’ira non appena le telecamere si spengono.
Ma forse non ci sará bisogno del libro di Byrne per conoscere la “vera” Hillary, se Trump avrá come consulente Dick Morris, l’ex stratega di Bill Clinton.
É anche sicuro che Hillary accuserá Trump di essere maschilista, ma anche in questo caso l’etichetta scivolerá, considerando che il 64% delle donne preferisce il candidato democratico Bernie Sanders.
Sanders offrirá un’altra lancia a Trump che lo chiamerá in causa spiegando come fosse il candidato democratico migliore e come “crooked Hillary” gli abbia soffiato i delegati con il chiaro intento di dividere gli indipendenti, gli indecisi ed i sostenitori di Sanders (specialmente gli 8 su 10 giovani che appoggiano Sanders).
In questi dibattiti i programmi elettorali passeranno di second’ordine e tutta la campagna presidenziale verrá impostata sulle personalitá dei candidati e su chi é piú malvisto dei due.
L’ironia della sorte é che Hillary non puó nemmeno sperare che Trump faccia passi falsi, visto che in passato tutti quelli ritenuti tali gli hanno giá fruttato molti consensi.

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hillary clinton donald trump





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