Il pool di avvocati che tutela Meng Wanzhou, CFO di Huawei detenuta in Canada, ha chiesto al tribunale di Vancouver di interrompere il procedimento di estradizione negli Stati Uniti accusando il presidente Donald Trump di aver "avvelenato" il caso per scopi politici, e il primo ministro canadese Justin Trudeau di complicità nell'usare Meng come un "oggetto di scambio". È quanto emerge dai documenti depositati dai difensori di Meng Wanzhou la scorsa settimana. Meng è stata arrestata nel dicembre 2018 all'aeroporto internazionale di Vancouver su mandato degli Stati Uniti con l'accusa di frode bancaria.
La CFO di Huawei avrebbe messo a rischio di pesanti multe, secondo gli addebitamenti statunitensi, la HSBC Bank, violando le sanzioni statunitensi a Teheran. Dopo l'arresto di Meng e in riferimento al procedimento di estradizione, Trump ha specificato che "per tutelare il più grande accordo commerciale (quello con la Cina) e la sicurezza nazionale", interverrebbe sicuramente se fosse necessario. Una dichiarazione che per gli avvocati di Meng è "offensiva e inquietante" considerate le "sue interferenze in altri procedimenti penali di alto profilo", citando la commutazione della condanna dell'amico di lunga data e socio Roger Stone. L'accusa che si fa all'inquilino della Casa Bianca è quella di voler usare Meng come 'arma' nelle contrattazioni commerciali con Pechino.
Secondo il pool, anche il primo ministro canadese Justin Trudeau ha politicizzato l'estradizione, collegando la potenziale liberazione di Meng a due cittadini canadesi - l'uomo d'affari Michael Spavor e l'ex diplomatico Michael Kovrig - arrestati in Cina pochi giorni dopo l'arresto di Meng e accusati di spionaggio. La tesi dfensiva inoltre porta a concludere che gli Stati Uniti hanno ingannato il Canada in merito alle prove nel caso contro di lei, "riassumendo selettivamente alcune informazioni e omettendo elementi altamente rilevanti" sulla conoscenza che Huawei ha condiviso con HSBC sulle sue operazioni in Iran.
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