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Esteri
Impeachment Trump, no alle nuove prove. Clinton: "Io coi Dem, persino Sanders"

Trump: impeachment, ​Gop blocca dem su nuove prove

Mentre il presidente Donald Trump era Davos con i grandi del mondo, a Washington è andata in scena la prima del processo d'impeachment, il terzo della storia americana. I democratici chiedono la rimozione del tycoon, accusandolo di abuso di potere e ostruzione del Congresso per la richiesta a Kiev di aprire un'inchiesta per intralciare la corsa alla Casa Bianca del suo sfidante più temuto, l'ex vice presidente Joe Biden. Gli avvocati del presidente, guidati da Pat Cipollone, definiscono il processo "ridicolo" ma anche "pericoloso" perché punterebbe a ribaltare il risultato elettorale del 2016 e ad interferire nelle elezioni del 2020.    

La seduta di ieri in Senato è stata uno scontro fiume sulle regole. La maggioranza repubblicana ha bloccato il tentativo dei democratici di ottenere nuove prove e mandati per nuove testimonianze. Le le mozioni presentate dal leader di minoranza, il senatore democratico Chuck Schumer, con la richiesta di documenti sull'Ucrainagate alla Casa Bianca, al dipartimento di Stato e all'ufficio di Bilancio sono state bocciate con il voto contrario di tutti i repubblicani che controllano 53 seggi su 100. Allo stesso modo sono naufragate le richiesta del partito dell'Asinello di far testimoniare il capo di gabinetto della Casa Bianca Mick Mulvaney, il suo collaboratore Robert Blair e un funzionario dell'ufficio bilancio, Michael Duffey.    

Per i dem solo una piccola vittoria, con il Grand Old Party (Gop) che all'ultimo minuto ha deciso di concedere tre giorni di tempo anziché due per le dichiarazioni iniziali di accusa e difesa. La modifica è arrivata dopo una riunione a porte chiuse durante la quale alcuni esponenti repubblicani hanno espresso perplessità sulla tempistica lampo ipotizzata. I democratici erano insorti accusando il Gop di voler "manipolare" il processo e relegare i fatti chiave a tarda ora per impedire che venissero ascoltati dal popolo americano. La modifica ottenuta non garantisce automaticamente l'ammissibilità di ulteriori testimoni o documenti: è richiesta una maggioranza di 51 voti e i dem ne hanno solo 47. L'unica speranza sono i repubblicani "in bilico" come Susan Collins, Lisa Murkowski e Mitt Romney. Quest'ultimo in particolare ha segnalato la volontà di ascoltare l'ex advisor per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, mentre Collins ha definito "probabilmente utile" poter avere altre informazioni. In base all'attuale agenda, il voto sull'opportunità di nuovi testimoni dovrebbe tenersi verso la fine della prossima settimana: se anche questo tentativo dem dovesse fallire, con i repubblicani compattamente contrari, per Trump la strada verso l'assoluzione prima del 4 febbraio, giorno del discorso sullo Stato dell'Unione, apparirà del tutto spianata.

Usa 2020: Hillary, sosterrò nomination dem; anche se Sanders

Hillary Clinton corregge il tiro dopo la clamorosa bocciature di Bernie Sanders, l'ex sfidante alle primarie democratiche del 2016 che si è ricandidato alla nomination del partito per la corsa alla Casa Bianca. "Credevo che tutti volessero il mio punto di vista autentico, nudo e crudo", ha twittato l'ex first lady. "Ma tornando ad essere seri, la priorità numero uno per il nostro Paese e per il mondo - ha aggiunto - è mandare in pensione Trump ed io, come ho sempre fatto, farò di tutto per sostenere il nostro nominato".La precisazione è arrivata dopo che in un documentario di prossima uscita del quale sono state diffusa alcune anticipazioni, Hillary afferma che Sanders “non piace a nessuno" che "nessuno vuole lavorare con lui" e che "non ha fatto niente per anni quando è stato al Congresso”, indicando che non lo avrebbe sostenuto nel caso di nomination.

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