Inferno in Iraq, l'Ayatollah Sistani mobilita gli sciiti
Prosegue l'avanzata qaedista verso Baghdad. I miliziani jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) hanno conquistato due citta' della provincia di Diyala, Sadiyah e Djalaoula, nell'Iraq orientale, e alcuni villaggi sui monti Himrine.
L'offensiva dei guerriglieri sunniti e' accompagnata da esecuzioni sommarie di militari e civili e da orribili violenze. La commissione dell'Onu per i diritti umani, da Ginevra, ha riferito che tra gli episodi denunciati c'e' l'uccisione in una strada di Mosul di 17 civili che lavoravano per la polizia. Il portavoce dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, Rupert Colville, ha parlato di "centinaia di persone uccise e un migliaio di feriti", anche se non c'e' un bilancio preciso. Da parte sua, l'Iran ha ribadito l'impegno a combattere il "terrorismo sunnita" e a non permettere a Paesi stranieri di "esportare il terrore" in Iraq. E' quanto ha assicurato il presidente Hassan Rohani in una conversazione telefonica con il premier iracheno, lo sciita Nouri al-Maliki. Ed e' tutto il mondo sciita iracheno a mobilitarsi per fermare un'offensiva che rischia di portare a una nuova oppressione dalla minoranza sunnita, per di piu' guidata dai fanatici dell'Isis: uno dei maggiori rappresentanti del clero sciita, l'Ayatollah Ali al-Sistani, ha chiesto alla popolazione di prendere le armi in difesa del Paese, del popolo e dei luoghi sacri. Il rappresentante della suprema autorita' religiosa, lo sceicco Abdul Mahdi al Karbalai, ha detto durante la preghiera del venerdi' che l'Iraq sta attraversando una situazione gravissima e che il popolo iracheno sta affrontando una grande sfida e un grande pericolo.
Intanto continuano gli scontri fra l'esercito e i militanti jihadisti vicino alla citta' di Baquba, a soli 60 km da Baghdad. Centinaia di americani che lavorano nel centro-nord dell'Iraq sono stati trasferiti a Baghdad a causa dell'avanzata dei miliziani qaedisti. Lo ha reso noto il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jan Psaki. Il provvedimento riguarda in particolare i contrattisti e i dipendenti di compagnie Usa che operano nella base aerea di Balad, 80 chilometri a nord della capitale.