L'avvocatessa iraniana per i diritti umani Nasrin Sotoudeh è tornata nel carcere di Qarchak. La notizia è stata confermata dal marito, Reza Khandan. L'attivista a meno di un mese dal suo rilascio temporaneo, dopo il quale era risultata positiva al Covid-19, deve scontare una pena di 12 anni, relativa al reato ritenuto più grave.
Nasrin, 57 anni e vincitrice del premio Sakharov del Parlamento europeo, era stata rilasciata il 7 novembre dopo aver ottenuto un congedo temporaneo. Ma, in carcere dal 2018 per aver difeso una donna arrestata per le proteste contro l'obbligo per le iraniane di indossare l’hijab, era stata condannata a "33 anni di prigione e 148 frustrate". Sotoudeh è stata accusata dalla magistratura iraniana di essersi resa colpevole di "propaganda contro lo Stato", "istigazione alla corruzione e alla prostituzione", di "essere apparsa in pubblico senza hijab".
Il marito rende noto che la salute della donna si è gravemente compromessa durante la detenzione e dopo che a settembre l’attivista ha terminato uno sciopero della fame di 45 giorni, che aveva cominciato per chiedere il rilascio dei prigionieri a causa della diffusione della pandemia di coronavirus nelle carceri.
Il caso dell'avvocata iraniana ha suscitato proteste e indignazione in tutto il mondo, dal Parlamento europeo agli Stati Uniti, alle organizzazioni internazionali per i diritti che hanno chiesto più volte la sua liberazione. Nel 2019 Amnesty International ha lanciato un appello per la liberazione dell'avvocata che è stato firmato da più di 600 mila persone in tutto il mondo, di cui quasi 150 mila solo in Italia. Il 10 aprile, dello stesso anno, come riportato da Repubblica, il caso era stato sollevato anche dal presidente francese Emmanuel Macron in una telefonata con il presidente iraniano Hassan Rouhani.
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