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Esteri
Israele, Gantz frena Netanyahu: rinviata l’annessione della Cisgiordania
Foto: LaPresse

Il governo israeliano "continuerà a lavorare" sull'annessione di parte della Cisgiordania "nei prossimi giorni". Lo ha riferito il premier Benjamin Netanyahu, lasciando intendere che la scadenza del 1 luglio, fissata da lui stesso come la data a partire dalla quale procedere con l'iniziativa unilaterale, non verrà rispettata.

L'annuncio è arrivato dopo che Netanyahu ha incontrato l'ambasciatore Usa a Gerusalemme, David Friedman, e l'inviato speciale americano per il Medio Oriente, Avi Berkowitz; presenti anche il presidente della Knesset, Yariv Levin, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Meir Ben Shabbat, e il capo gabinetto dell'ufficio del premier, Ronen Peretz.

Il faccia a faccia è avvenuto mentre continua il botta e risposta a distanza tra Netanyahu e il ministro della Difesa nonché premier 'alternato', Benny Gantz, sulla tempistica dell'estensione della sovranità israeliana sulle colonie nei Territori palestinesi occupati.

Il leader di Blu e Bianco ha acconsentito a sostenere i piani del premier a partire dal 1 luglio, a patto che quest'ultimo riesca a mettere insieme una maggioranza nel governo o alla Knesset. Da parte loro, gli Stati Uniti sembrano aver condizionato il loro via libera al sostegno di Gantz e del ministro degli Esteri, Gabi Ashkenazi, ma una decisione finale sembra che non sia stata ancora presa o comunicata.

Il leader di Blu e Bianco domenica scorsa aveva suggerito di rinviare qualsiasi iniziativa a quando sarà passata la pandemia di Covid-19. Un'ipotesi respinta da Netanyahu, convinto che "ci siano questioni serie da discutere, così serie che non possono attendere che il coronavirus passi". In un'intervista oggi 30 giugno Gantz è tornato sull'argomento, sostenendo che Israele non ha raccolto il sostegno diplomatico necessario per procedere sulla strada dell'annessione.

"Ritengo che il piano di Trump sia il giusto quadro politico e di sicurezza da promuovere nello Stato di Israele, ma deve essere fatto correttamente nel portare nella discussione più partner dai Paesi della regione, con il sostegno internazionale", ha affermato il ministro della Difesa centrista. "Dobbiamo fare ogni sforzo per connetterci con loro e solo allora continuare. E penso che tutti i mezzi per coinvolgere gli attori non siano ancora stati esauriti", ha aggiunto Gantz, sottolineando nuovamente che "c'è un milione di disoccupati che non sa di cosa stiamo parlando e il 96% degli israeliani sono preoccupati per quello che faranno domani mattina".

"Quella del primo luglio non è una data definitiva", ha ribadito Benny Gantz, incontrando il rappresentante degli Stati Uniti Avi Berkowitz. Gantz è intervenuto per frenare l'attuazione del piano che, da oggi 1 luglio, porterebbe sotto il controllo di Israele parti della Cisgiordania.

L'iniziativa rientra nell'accordo stretto a gennaio tra Netanyahu e la Casa Bianca per porre fine al conflitto israelo-palestinese, un progetto che il premier vorrebbe attuare a partire da domani, forse dopo una sua presentazione alla Knesset. Ma secondo il leader della coalizione Blu e bianco, non è un'azione "urgente" e andrebbe posticipata per mettere al centro dei lavori parlamentari la risposta all'epidemia di Covid-19 e il "terribile impatto che sta avendo sull'economia".

Da tempo Gantz si mostra reticente rispetto a questa manovra, sostenendo che sarebbe meglio "arrivare a un piano da cui traggano beneficio tutte le parti", quindi anche i palestinesi, "in modo responsabile, proporzionale ed equo". Oltre a Gantz, ha sollevato perplessità anche il ministro degli Affari esteri Gabi Ashkenazi, complicando le relazioni con gli Stati Uniti, che vogliono la piena adesione all'Accordo di tutte le componenti del governo.

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