Morte Berezovski, giallo su Abramovich
"Sembra ormai fallito il tentativo del Cremlino di mantenere il segreto sulla lettera dell'ex oligarca Boris Berezovski", morto il 23 marzo nei pressi di Londra. Cosi' alcuni siti di informazione in Russia commentano le indiscrezioni stampa - confermate da piu' fonti - secondo cui sarebbe stato il patron del Chelsea, Roman Abramovich, in persona a consegnare il messaggio nel quale il magnate chiedeva a Vladimir Putin di poter rientrare in Russia, dopo 13 anni di autoesilio in Gran Bretagna. Fonti anonime "che hanno familiarita' con la consegna del manoscritto" hanno dato la notizia al canale indipendente Dozhd, confermata da persone "vicine ad Abramovich" anche agli autorevoli giornali Vedomosti e Forbes. I due miliardari, un tempo soci in affari, erano stati protagonisti di una causa legale che ad agosto aveva visto sconfitto Berezovsky. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, citato dalle agenzie russe, ha ribadito che il Cremlino non rivelera' il nome di chi ha consegnato la missiva, ne' ne rendera' noto il contenuto. Un "no comment" alla vicenda e' arrivato, invece, dal portavoce di Abramovich, John Mann. Subito dopo il ritrovamento del cadavere di Berezovsky - che secondo l'autopsia e' morto per impiccagione - Peskov aveva parlato di una lettera in cui l'oligarca, entrato in rotta di collisione con Putin nel 2000, chiedeva perdono per i suoi errori e invocava la possibilita' di rimpatriare. In Russia, Berezovsky e' stato accusato di ogni crimine: dalla frode al riciclaggio di denaro, fino a un tentativo di rovesciare il governo. Su di lui pendevano condanne in contumacia per oltre dieci incriminazioni. Il nome di Abramovich era gia' stato legato alla morte di Berezovsky, su cui continuano a indagare le autorita' britanniche. A fine marzo, il canale Rbk aveva lanciato la notizia di un suo fermo e interrogatorio da parte dell'Fbi a New York, probabilmente in relazione alle indagini sul decesso dell'ex socio a Londra; indiscrezione poi smentita dagli Usa e da John Mann.