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New York, Albanese: perché è difficile diventare sindaco della Grande Mela

Questa è la terza volta che il calabrese Sal Albanese si presenta come candidato alla carica di sindaco di New York City. La prima volta fu nel 1997 e alle primarie del Partito Democratico prese il 21% dei voti. La seconda volta, nel 2008, fu un vero disastro, ottenendo appena lo 0,9% ed ora, alla matura etá di 68 anni e a 60 anni esatti da quando emigró negli Usa dalla sua nativa Mammola, ha perso le primarie contro l’attuale sindaco Warren Wilhelm Jr. (in arte Bill De Blasio), ricevendo il 15,2% dei voti.

É vero”, Albanese spiega ad Affari Italiani, “le mie campagne elettorali per sindaco sono state delle montagne russe da luna park. Ho vinto tutte le elezioni locali, ma i problemi arrivano durante le elezioni comunali per via delle notevoli somme di denaro richieste. Il mio problema é l’incapacitá di ottenere fondi da un sistema corrotto, visto che non accetto denaro dalle lobby e da fonti che potrebbero causare conflitti d’interessi”.

Per la cronaca, l’attuale sindaco é riuscito a racimolare per la campagna per la sua rielezione cinque milioni di dollari da vari donatori (che, per uno che si professa di estrema sinistra, é certamente interessante).
“Il sindaco [che Albanese chiama “deb”, l’abbreviazione del cognome che ha assunto] é riuscito ad ottenere tutti quei soldi perché ha aiutato i palazzinari ed altri operatori che ricevono commesse dalla cittá. Per questo motivo é sotto inchiesta,” specifica Albanese.

Uno dei motivi per cui vorrei essere sindaco é per eliminare l’influenza dei grandi donatori”, continua Albanese, che é entrato in politica nel 1982, dopo 11 anni trascorsi da insegnante alle scuole superiori. In seguito é diventato avvocato, pur continuando a rimanere nel Consiglio Comunale della metropoli.
Nonostante la forza delle sue risorse finanziarie, De Blasio é stato costretto a comparire in un dibattito televisivo con Albanese e, seppur chiaramente dominato dal candidato calabrese, ha poi vinto le primarie con il 74.6% dei voti.

Da tener presente che alle ultime elezioni “deb” ha vinto perché solo il 21% degli elettori é andato a votare, quindi ha ricevuto il mandato da una piccolissima minoranza di newyorchesi. “Il suo alleato é l’astensione. Alle primarie solo il 14% dei democratici é andato alle urne,” chiarisce Albanese, “se piú elettori andassero a votare, 'deb' sarebbe nei guai”.

“La percentuale di italo-americani che vota per le comunali é del 7%” afferma il candidato, “ma non so se la nostra comunitá mi appoggia. So per certo che nel complesso ricevo molti voti dagli italo-americani”.
Per quanto riguarda gli altri malanni che affliggono la metropoli, Albanese cita il trasporto pubblico, il traffico stradale, la riduzione dei senza-tetto, gli affitti troppo alti e le infrastrutture da rinnovare.
Durante il dibattito televisivo sulla Cbs-Tv (che non era stato pubblicizzato), Albanese aveva anche citato la criminalitá ed il fatto che il 95% del corpo di polizia é contro il sindaco.
Per le votazioni del prossimo 7 novembre, Albanese é il candidato del Partito Riformista (fondato dal miliardario Ross Perot nel 1995). “Mi hanno chiesto di candidarmi con il loro partito, nonostante fossi democratico, per via del mio programma di riforme,” conclude Albanese.

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