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Esteri
Putin nel mirino dei falchi nazionalisti. Ucraina: scontro Biden-Pentagono

Guerra Ucraina, la sconfitta di Kherson fa finire Putin nel mirino dei falchi

La riconquista di Kherson da parte dell'Ucraina potrebbe avere vaste ripercussioni sia sulla guerra sia sul fronte interno russo. Come racconta Anna Zafesova su La Stampa, "la resa dell’unico capoluogo regionale conquistato dagli invasori russi in otto mesi segna una svolta anche sul fronte interno: a finire in manette non sono quelli che si oppongono alla guerra, bensì i suoi sostenitori". E ora "a creare problemi al regime di Vladimir Putin sono ora i suoi principali sostenitori, i falchi nazionalisti e militaristi".

Vero che i rischi sono altissimi, ma secondo la Stampa "il mito di una ritirata strategica, presentato nei talk show e nei canali Telegram del Cremlino dai propagandisti, è sbiadito con il passare delle ore, e verso la fine della giornata di venerdì, quando Volodymyr Zelensky annuncia ufficialmente il ritorno di Kherson all’Ucraina, le immagini degli abitanti che abbracciano i soldati di Kyiv (mostrate anche dalla Tv russa), e quelle dei soldati russi in fuga precipitosa, convincono anche i più scettici: la Russia ha perso".

E ora in Russia volano gli stracci, con il Cremino che "ripudia la paternità di questa sconfitta umiliante, e il portavoce della presidenza Dmitry Peskov commenta la resa di Kherson con un clamoroso «andate a chiederlo ai militari»". Putin latita dai media, come fa sempre quando è in difficoltà, e i volti della sconfitta sono i generali e il ministro della Difesa Sergey Shoigu, mentre i blogger militaristi un tempo amati dal Cremlino - già minacciati dalla magistratura dopo le critiche alla ritirata russa da Kharkiv - preferiscono tacere" scrive la Stampa.

Soldati russi travestiti da civili pronti a compiere attentati

Per il quotidiano torinese si apre però ora un grandissimo rischio: quello che ci siano soldati russi travestiti da civili pronti a compiere attentati in città. "L’ipotesi è che siano di gruppi pronti ad atti di sabotaggio o a soldati lasciati indietro. Lasciati indietro dalla ritirata o inviati per attacchi sarebbero decine i militari pronti a entrare in azione".

Intanto, gli Usa appaiono divisi. Come scrive il Corriere della Sera, "l’amministrazione Biden è divisa tra due «anime»". Cosa che si sarebbe evidenziata con "le parole del capo di Stato Maggiore Usa Mark Milley, cje dopo aver evidenziato l’alto numero di perdite (100 mila tra morti e feriti in entrambi gli schieramenti), ha affermato che si è aperta un’opportunità di trattativa. La sortita avrebbe irritato la Casa Bianca, con Joe Biden che ha reagito ripetendo che spetta all’Ucraina decidere. Il botta e risposta disegna però le posizioni. Il vertice del Pentagono ritiene che nessuno possa conseguire una vittoria schiacciante, per questo serve trovare alternative: temono un conflitto infinito, con molte vittime e un alto dispendio. Il presidente non è contrario al dialogo, ci sono stati contatti riservati con i russi, però non vuole fare passare il messaggio che sia lui a dettare l’agenda a Kiev — scrive sempre il Corriere della Sera— e recepisce l’appello di quanti ritengono sia un errore fare regali agli aggressori".

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