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Esteri
Qatar: "La crisi del Golfo continua, confidiamo nella mediazione del Kuwait"

 

"La crisi è nata da un attacco informatico, il blocco è una violazione del diritto internazionale"
"La lista di richieste presentata dagli altri Paesi del Golfo per porre fine al blocco era fatta per essere rifiutata. Inaccettabile la richiesta di chiudere Al-Jazeera"

 

Pieno sostegno al ruolo di mediazione del Kuwait per risolvere la crisi in corso nel Golfo e conferma del rifiuto delle condizioni imposte dagli altri Paesi dell'area per mettere fine all'isolamento diplomatico ed economico del Qatar. Lo dichiara una nota dell'Ambasciatore del Qatar di Roma, Abdulaziz Bin Ahmed Al Malki Al Jehani, nella quale si ricostruisce la posizione del Paese.

La crisi attraversata nelle ultime settimane dallo Stato del Qatar, ribadisce la nota, nasce da un attacco informatico alla QNA, l'agenzia stampa del Qatar, avvenuto lo scorso 24 maggio. La diffusione di dichiarazioni erroneamente attribuire all'Emiro Tamim Bin Hamad Al Thani è stata strumentalmente utilizzata dagli altri Paesi del Golfo per imporre un blocco aereo, marittimo e terrestre al Paese e sospendere con effetto immediato tutti i traffici commerciali. Una decisione che ha avuto un impatto devastante, secondo i dati delle autorità di Doha, su 11.300 famiglie qatarine e che costituisce una palese violazione del diritto internazionale e dei principi delle Nazioni Unite.

Il Qatar -  continua la nota - è al momento isolato diplomaticamente e sottoposto ad un vero e proprio assedio economico unilaterale, non ad un semplice embargo. Un tentativo, da parte dei Paesi aderenti al blocco, di imporre un cambiamento nella politica interna ed estera dell'Emirato, attentando alla sovranità nazionale del Paese e violando il principio di non ingerenza negli affari interni.

La lista di richieste presentata dai Paesi del blocco allo Stato del Qatar era stata preparata appositamente per essere rifiutata. La crisi è tuttora in corso, ma la leadership del Qatar intende proseguire sulla strada del dialogo e del negoziato, così si conclude la nota, ribadendo l'appoggio alla mediazione condotta dal Kuwait, definito "un Paese fratello".

Nota dello Stato del Qatar sulla crisi del Golfo – 14 luglio 2017

Le origini di questa crisi sono da ricercare nella pirateria informatica tramite l’hackeraggio della QNA, Agenzia Stampa del Qatar, avvenuto in data 24/5/2017, con il rilascio di mendaci dichiarazioni, falsamente attribuite, a S.A. Sheikh Tamim Bin Hamad Al Thani, Emiro dello Stato del Qatar, allo scopo di deviare la verità per danneggiare la buona fama della politica estera del Qatar. Dopo tale episodio è stato posto il blocco aereo, marittimo e terrestre e la sospensione dello scambio commerciale che ha causato lo smembramento di 11.300 famiglie tra i paesi dell’assedio e il Qatar, e questa è una violazione palese contro i diritti dell’uomo e le leggi internazionali ed è iniziata anche una escalation di una campagna mediatica aggressiva e denigratoria nei confronti dello Stato del Qatar. I paesi che applicano l’assedio continuano la loro politica mediatica falsata e basata sul tentativo di alterare la verità, per far passare le loro politiche allo scopo di ledere l’immagine della politica estera dello Stato del Qatar, in particolar modo dopo il fermo rifiuto della comunità internazionale e delle popolazione araba, alle iniziative illegali, intraprese nei confronti dello Stato del Qatar, che sono avverse alle leggi internazionali, al Manifesto delle Nazioni Unite, e agli accordi internazionali originali ad essa connessi, ed essenzialmente quelle relative ai diritti umani, scambi commerciali internazionali, libertà delle rotte marittime, aeree, ed ora cercano tali paesi di giustificare le loro posizioni con affermazioni illegali e illazioni senza fondamento. Quello che è stato fatto in termini di interruzione delle relazioni diplomatiche e consolari con il Qatar, chiusura delle frontiere terrestri e degli spazi aerei e marittimi, da questi paesi, è considerato un assedio economico unilaterale e non un embargo come vogliono far credere questi paesi, perché queste misure forzate mirano a realizzare questioni politiche, come anche il tentativo, dei paesi dell’assedio, di provocare cambiamenti di comportamento della politica estera ed interna dello Stato del Qatar, in modo da allinearsi alle loro politiche, e ciò viene considerata una violazione del principio di non ingerenza degli affari interni dei paesi, e vìola la sovranità nazionale. Al tempo stesso questo assedio unilaterale non solo passa sopra alle competenze del Consiglio di Sicurezza, che è il solo Ente delegato dal Trattato delle Nazioni Unite, a prendere misure idonee per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ma anche contravviene ai principi di base delle regole multilaterali del commercio e dell’ economia. La politica estera dello Stato del Qatar è basata sul principio del rafforzamento della pace e della sicurezza internazionale, oltre che sul rispetto dei Trattati e degli Accordi 2 Internazionali che applica in toto, come anche verso l’Accordo di Riyad del 2014 che rispetta e di cui applica gli articoli con buoni propositi .Questo Accordo è un documento multilaterale, ed impegna perciò, tutti i paesi che lo hanno firmato, anche se purtroppo i paesi dell’assedio sono stati i primi che non ne hanno rispettato il contenuto. Lo Stato del Qatar ritiene che ciascuno debba godere del diritto alla libertà di opinione, espressione e parola . Questa libertà è un fatto fondamentale per la vita, la dignità e lo sviluppo di ogni persona e a livello sociale è uno strumento di partecipazione dei cittadini per progetti politici dei paesi, tramite la considerazione delle loro idee ed annotazioni per la costruzione dello stato di diritto. I paesi dell’assedio hanno chiesto allo Stato del Qatar di chiudere l’emittente televisiva Al Jazeera, e questo episodio non ha precedenti a livello internazionale, e mira a colpire la libertà di opinione, di espressione ed il confronto, e questa richiesta è un modo per preservare i loro diversi mezzi di informazione e diffondere il messaggio di rancore e di incitamento all’odio, distruggendo non solo il tessuto sociale, ma anche i legami tra i popoli del Consiglio di Cooperazione del Golfo, rappresentati da parentela e religione, e per diffondere risentimento tra loro celando la verità ai loro popoli a livello di politica estera ed interna. La politica dello Stato del Qatar è molto chiara per quanto riguarda la lotta al terrorismo e il prosciugamento delle fonti che lo finanziano, come Sua Altezza Sheikh Tamim Bin Hamad Al Thani Emiro dello Stato del Qatar ha precisato in merito, nel definire le visioni e le prospettive dello Stato del Qatar, che mirano a combattere il terrorismo e a sradicarlo, tramite l’invito di solidarietà e cooperazione, allo scopo di trovare una base congiunta e globale in collaborazione con la Comunità Internazionale, in quanto il fenomeno del terrorismo ed estremismo, con tutte le sue derivazioni, secondo le prospettive di Sua Altezza, minaccia la stabilità e la sicurezza globale. Lo Stato del Qatar combatte concretamente il terrorismo e il finanziamento dei gruppi terroristici, e sostiene le Risoluzioni delle Nazioni Unite attinenti alla lotta al terrorismo, supportando quanto deciso al 28° Vertice Arabo che si è tenuto in Giordania il 29/3/2017, per il sostegno dell’impegno al fine di dedicare tutte le possibilità necessarie per sconfiggere i gruppi terroristici e i terroristi a livello militare, di sicurezza ed intellettuale, come ha anche partecipato alla redazione del testo delle decisioni e di raccomandazioni del Consiglio di Cooperazione del Golfo relative a sconfiggere il terrorismo quando è stata approvata da parte del GCC la “Strategia di Sicurezza per combattere estremismo collegato al terrorismo”. I paesi del GCC hanno raggiunto nel 2004 la firma di un Accordo “GCC per la lotta al terrorismo” ed è stato emanato, dallo Stato del Qatar, un Decreto di ratifica n. 27 del 2008 e sono stati presi provvedimenti per l’esecuzione del paragrafo 2 Art. 9 3 dell’Accordo, relativo ad informare sulle persone ritenute coinvolte nel terrorismo oppure sospettate per i loro contatti o ai terroristi collegati. Lo Stato del Qatar ha accettato le decisioni del Consiglio dei Ministri del GCC nella sua sessione 134° che è stata tenuta il 17/5/2017 tra le quali: a) Ferma posizione del GCC di rifiutare il terrorismo e l’estremismo in ogni sua forma o qualunque ne sia la ragione e di prosciugare le fonti di finanziamento. b) Conferma sulla decisione del GCC di considerare alcune milizie, leadership, gruppi, organizzazioni ad esse legate, e i loro derivati, come organizzazioni terroristiche e che i paesi del Consiglio prenderanno provvedimenti necessari per rendere esecutive tali decisioni in base alle leggi speciali di lotta al terrorismo, applicate nei paesi del GCC, e comprese nelle leggi internazionali simili. I paesi dell’assedio vìolano tutti i diritti dell’uomo di cui dovrebbe godere il popolo qatarino, e anche i loro cittadini residenti nel Qatar, in quanto sono stati violati i loro dirittieconomici e culturali e i loro diritti di libertà di movimento, residenza, proprietà privata, violazione e libertà di lavoro, istruzione, libertà di opinione, di espressione e infine violazione dei diritti della famiglia. I paesi dell’assedio non si sono accontentati di violare i diritti dell’uomo, ma hanno chiesto allo Stato del Qatar di violare i diritti fondamentali di cui devono godere i cittadini e i residenti dello Stato del Qatar. Lo Stato del Qatar ha rifiutato la lista delle richieste presentate dai paesi dell’assedio perchè quella lista è stata presentata per essere rifiutata in quanto essa non è altro che un insieme di accuse, prive di fondamento, ed è in netto contrasto con i princìpi del diritto internazionale, con il Manifesto delle Nazioni Unite e con la Lega Araba, come è anche in contrasto con gli obiettivi e mire del GCC e lo Stato del Qatar non negozierà sulla sua sovranità nazionale. Si conferma di nuovo che la crisi è tuttora in atto e la politica giudizievole della leadership del Qatar che è stata intrapresa per affrontare i paesi dell’assedio, era ed è tuttora, rispettata dalla comunità internazionale e ha portato al fallimento delle ondate ostili che si sono susseguite. Lo Stato del Qatar conferma che, il solo modo per risolvere la crisi, è la strada del dialogo e del negoziato, appoggiando la mediazione dello Stato del Kuwait, che è stata condivisa dalla comunità internazionale in quanto lo Stato del Kuwait è un paese fratello, nonchè uno dei fondatori del GCC come gli altri paesi membri e la soluzione dovrebbe essere tramite il tavolo dei negoziati nell’ambito del Golfo .La regione del golfo arabo era ed è tuttora in una posizione distinta di eccellenza nella stabilità e sicurezza, che tocca preservare, per mantenerla come regione di pace internazionale per le generazioni future.

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qatar golfo crisi





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