Mosca/ Putin tenta di placare i filo-russi dell'Ucraina
La Russia chiede ai sostenitori filorussi ucraini di rinviare il referendum dall'11 maggio a un periodo successivo, creandone però le condizioni. Lo ha detto il presidente Vladimir Putin, nell'ambito dei colloqui a porte chiuse sulla crisi ucraina, a Mosca. Parole alle quali da Donetsk i separatisti filorussi rispondono quasi subito spiegando che "prenderanno in considerazione la proposta del presidente russo".
Il presidente russo si è rivolto all'esercito ucraino chiedendo di fermare tutte le operazioni contro gli attivisti filorussi che hanno conquistato palazzi governativi e stazioni di polizia in almeno una decina di città nell'est dell'Ucraina.
Nel corso dell'incontro Putin ha dichiarato che la Russia "ha ritirato le sue truppe dalla frontiera ucraine, esse si trovano nei luoghi in cui svolgono i loro addestramenti regolari ai poligoni". La Nato e il Pentagono hanno però smentito questa affermazione.
Il presidente russo ha trovato un accordo di massima su una road map per fermare la crisi con il capo dell'Osce Didier Burkhalter. Una soluzione, ha detto Putin, "che dovrà considerare gli interessi di tutti gli ucraini". La road map, ha precisato il presidente dell'Osce, è destinata ai quattro firmatari degli accordi di Ginevra (Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione Europea), e conterrà "passi concreti" per una soluzione della crisi basata sul cessate il fuoco, la de escalation delle tensioni, il dialogo e le elezioni.
Oggi è arrivata la notizia del primo scambio di prigionieri nel conflitto in Ucraina dell'est: tre ufficiali del gruppo speciale Alfa sono stati scambiati oggi nei pressi di Sloviansk con tre esponenti filorussi, tra cui il governatore "popolare" dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Pavel Gubarev.
Intanto si continua a combattere nelle regioni russofone ribelli dell'Ucraina orientale. Se la diplomazia è al lavoro per gettare le basi per una Ginevra 2, una nuova conferenza dopo quella del 17 aprile per ricercare una soluzione negoziale, le possibilità di arrivare a un cessate appaiono al momento remote. A Mariupol i soldati governativi sono riusciti a strappare il municipio ai separatisti, che lo avevano rioccupato, ma a Slavyansk hanno subito nuove perdite.