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Esteri
Russia, ultimo giorno di referendum costituzionale, Putin: 'Andate a votare'

Scade oggi 1 luglio il termine per le votazioni del referendum russo sulle modifiche costituzionali che prevedono anche l'applicazione del limite complessivo di due mandati per la carica di presidente, conteggiati però dall’approvazione della riforma, permettendo quindi a Putin di candidarsi ancora, nonostante sia già al suo secondo mandato consecutivo da presidente, che al momento è il limite fissato per legge.

Le votazioni si sono aperte il 25 giugno, ma sarà oggi il giorno più importante. Non a caso Putin si è rivolto ai suoi concittadini a reti unificate per esortarli a recarsi ai seggi (o alla tastiera, per chi è abilitato all'e-voto, come a Mosca e Nizhny Novgorod): "Ogni voto conta, vi esorto a dire la vostra". "Possiamo garantire la stabilità, la sicurezza, il benessere e una vita dignitosa delle persone solo attraverso lo sviluppo e solo contando su noi stessi", ha detto in tv dal memoriale a Rzhev dedicato ai militari sovietici caduti nella Seconda Guerra mondiale.

“È proprio sulla nostra responsabilità, sui nostri sinceri sentimenti di patriottismo e sulla cura della patria che si regge la sovranità della Russia, così come sul rispetto per la sua storia, la cultura, la lingua madre, le tradizioni, la nostra memoria dei risultati e dei successi dei nostri antenati", ha aggiunto Putin, in un'eco ai punti salienti della riforma.

Nessun accenno all'emendamento che gli permetterà di restare in carica fino al 2036, quello su cui, ovviamente, si concentra l'attenzione, sia in patria che all'estero. Stando agli ultimi dati disponibili, alla sera del 30 giugno l'affluenza era al 45,7%. La domanda sulla scheda è: “Approvate gli emendamenti alla Costituzione della Federazione Russa?”. Non è previsto il quorum: se oltre il 50% di chi si reca alle urne darà risposta positiva, la riforma passerà, com per altro sembrano indicare i sondaggi.

Ma come sempre quando si vota in Russia, subentra il tema della legittimità. Da più parti, infatti, giungono segnalazioni d'infrazioni o pressioni esplicite. E nella giornata del 30 giugno la Commissione Elettorale Centrale ha annunciato di aver ricevuto 136 esposti ufficiali. Ma il Cremlino ha già messo le mani avanti e ha bollato tutte le accuse come "fake news oltre ogni limite".

Cosa prevede la riforma costituzionale

Il progetto comprende circa una quarantina di emendamenti, divisibili in tre macro-categorie:   

Le riforme politiche

La prima contiene le modifiche che cambiano l’equilibrio di potere nel sistema politico. Oltre alla questione dei due mandati presidenziali, si intende dare al capo di stato un maggiore controllo sull’esecutivo. Laddove la Costituzione, oggi, indica che “il governo esercita il potere esecutivo” è stato aggiunto “sotto la guida generale del presidente della Federazione russa”, ovvero, non sarà più il primo ministro a indicare le priorità del governo, mentre il potere esecutivo viene diviso: alcuni membri del gabinetto, per lo più i servizi d'intelligence e sicurezza, saranno supervisionati dal presidente, e gli altri, i cosiddetti dicasteri “civili”, dal capo del governo.

L’attuale assoggettamento de facto del potere giudiziario a quello esecutivo diventerà de iure: i giudici della Corte costituzionale passeranno da 19 a 11, rendendoli più facilmente soggetti a pressioni politiche, mentre il presidente avrà il potere di proporre al Consiglio della Federazione (il Senato) la richiesta di licenziamento dei membri della corte costituzionale, della corte suprema e di alcuni tribunali minori.

La sovranizzazione della russia

La nuova costituzione riafferma la preminenza del diritto nazionale su quello internazionale, volta a evitare - si legge in un’analisi dell’Ispi - quella che il Cremlino percepisce come l’“interferenza esterna” dell’Occidente, specialmente di organi come la Corte europea dei Diritti umani. Viene, inoltre, proibito di intraprendere o incoraggiare azioni che puntano alla separazione di parti del territorio russo, con effetti diretti sulle dispute in corso con l’Ucraina sulla Crimea e col Giappone sulle isole Curili.   

Le riforme populiste

La terza categoria, di carattere “populista”, estende gli obblighi dello stato nella sfera sociale e riguarda una serie di temi cari alla popolazione e centrali nella propaganda anti-occidentale. Proprio su queste proposte fa affidamento il Cremlino per assicurarsi un ampio sostegno dell’elettorato a un progetto di riforma altrimenti tutto volto all’ulteriore accentramento dello stato e al rafforzamento di un sistema autoritario, di cui i russi iniziano a chiedere un cambiamento.   

Gli emendamenti, tra le altre cose, prevedono il salario minimo fissato a pari o al di sopra del costo della vita e l’indicizzazione delle pensioni non meno di una volta l’anno, anche se l’applicazione pratica di tali garanzie costituzionali dipende dal varo di ulteriori apposite leggi. C’è poi l’introduzione, per la prima volta nella Costituzione, di Dio come fondamento dello stato russo; il matrimonio viene definito ufficialmente come unione tra un uomo e una donna (di fatto rendendo incostituzionali le unioni gay), si afferma l’obbligo di onorare “la memoria dei difensori della patria” e “difendere la verità storica” e si riconosce il bene dei bambini come “la più alta priorità dello stato”.  

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