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Samsung, l'erede dell'impero condannato a 2,5 anni per corruzione

L'erede di Samsung, Lee Jae-yong, è stato condannato a due anni e mezzo di prigione per lo scandalo di corruzione in cui è coinvolto da anni.

Ufficialmente vicepresidente di Samsung Electronics, il maggior produttore al mondo di smartphone e chip, di fatto il capo dell'esteso gruppo, Lee è stato dichiarato colpevole di corruzione e malversazione e immediatamente arrestato. La sentenza priva il gigante sudcoreano del suo principale amministratore. Lo scandalo è lo stesso che ha fatto cadere la presidente sudcoreana Park Geun-hye, che è stata condannata a 24 anni.

Samsung è di gran lunga il più grande dei cosiddetti 'chaebol' del Paese, i conglomerati industriali a controllo familiare che dominano la dodicesima economia mondiale. Il suo fatturato totale rappresenta un quinto del Pil sudcoreano, motivo per cui è fondamentale per la salute economica del Paese. 

Lee era al timone dell'esteso gruppo Samsung da quando suo padre e presidente del gruppo, Lee Kun-hee, morto il 25 ottobre scorso, fu colto da un attacco di cuore nel 2014 che gli impedì di tornare al lavoro

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