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Terrorismo, Arab News: morto il capo di Al Qaeda al-Zawahiri

Terrorismo, morto il capo di Al Qaeda

Il leader di Al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, "è morto per cause naturali la settimana scorsa in Afghanistan". Lo scrive la versione pakistana di Arab News, un sito saudita generalmente affidabile, che ha sentito diverse fonti qualificate che hanno confermato la notizia che girava sui social da alcuni giorni. L'erede di Osama Bin Laden, 69 anni, era apparso l'ultima volta in un video registrato in occasione dell'anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle l'11 settembre. "E' morto la scorsa settimana a Ghazni", ha detto ad Arab News un traduttore di Al-Qaeda che ha ancora stretti legami con il gruppo. "È morto di asma perché non aveva accesso a cure regolari", ha spiegato. La conferma del decesso è arrivata anche da un funzionario della sicurezza pakistana attivo nelle aree tribali al confine con l'Afghanistan: "Crediamo che non sia più vivo. Siamo fermi sul fatto che sia morto per cause naturali".     

Una fonte vicina ad Al-Qaeda in Afghanistan ha aggiunto che il leader è morto questo mese e un numero ristretto di seguaci ha partecipato al suo funerale. Non è chiaro in che condizioni né dove si sarebbe svolta la cerimonia funebre. "Quello che sappiamo è che aveva dei problemi respiratori ed è morto da qualche parte in Afghanistan", ha spiegato la fonte di Al-Qaeda.    Un altro ufficiale della sicurezza pakistana, informato sulle operazioni antiterrorismo in corso, ha dichiarato sempre ad Arab News: "Abbiamo ricevuto le informazioni che al-Zawahiri sia morto circa un mese fa". Una quarta fonte ha confermato che il capo di Al Qaeda"era estremamente malato e aveva il problema di insufficienza renale", ma non ha potuto confermarne il decesso. 

Terrorismo, la storia dell'erede di Osama Bin Laden

Nato nella capitale egiziana, Il Cairo, il 19 giugno 1951, Zawahiri proviene da una rispettabile famiglia borghese di medici e studiosi. Suo nonno, Rabia al-Zawahiri, era il grande imam di al-Azhar, il centro della cultura islamica sunnita in Medio Oriente, mentre uno dei suoi zii era primo segretario generale della Lega araba. Zawahiri si impegna nella militanza islamista fin dall'adolescenza: a 15 anni viene arrestato perché membro della Fratellanza musulmana, la più antica e più grande organizzazione islamista dell'Egitto, ritenuta allora - come ora dall'amministrazione di Al-Sisi - fuorilegge. La sua attività politica, tuttavia, non gli impedisce di studiare medicina all'Università del Cairo, dove si laurea nel 1974 e quattro anni dopo ottiene un master in chirurgia. Il padre Mohammed, morto nel 1995, era un professore di farmacologia. Zawahiri inizialmente porta avanti la tradizione di famiglia, aprendo una clinica medica in un sobborgo del Cairo, ma presto viene attratto da gruppi islamisti radicali che lavorano per il rovesciamento del governo egiziano. Si unisce alla Jihad islamica egiziana già nell'anno della sua fondazione, nel 1973. 

Nel 1981 viene arrestato insieme a centinaia di altri sospetti membri del gruppo dopo l'assassinio del presidente Anwar Sadat durante una parata militare al Cairo. Sadat aveva fatto infuriare gli attivisti islamisti firmando un accordo di pace con Israele e arrestando centinaia di oppositore in una campagna di repressione. Durante il processo di massa, Zawahiri emerge come leader degli imputati. "Siamo musulmani che credono nella loro religione. Cerchiamo di stabilire uno Stato islamico e una società islamica", sono alcune delle sue dichiarazioni alla corte. Sebbene venga scagionato dal coinvolgimento nell'assassinio di Sadat, Zawahiri deve scontare tre anni per possesso illegale di armi. Secondo le testimonianze dei suoi compagni di prigionia, è stato regolarmente torturato e picchiato durante tutto il periodo di detenzione. Un'esperienza che si dice lo abbia trasformato in un estremista fanatico e violento. Rilasciato nel 1985, parte per l'Arabia Saudita. Poi va a Peshawar in Pakistan e successivamente nel vicino Afghanistan, dove durante l'occupazione sovietica fonda una fazione della Jihad islamica egiziana mentre lavora come medico. Sotto il suo comando, la Jihad islamica egiziana si macchia di una serie di attacchi ai ministri del governo egiziano, tra cui il premier Atif Sidqi. La campagna del gruppo per rovesciare il governo e creare uno Stato islamico nel Paese durante la metà degli anni '90 portato alla morte di oltre 1.200 egiziani. Viene condannato a morte in contumacia.

Si ritiene che negli anni Novanta Zawahiri abbia viaggiato in tutto il mondo in cerca di rifugio e di finanziamenti. Negli anni successivi al ritiro sovietico dall'Afghanistan, ha vissuto in Bulgaria, Danimarca e Svizzera, e ha usato un passaporto falso per recarsi nei Balcani, in Austria, Yemen, Iraq, Iran e Filippine. Nel dicembre 1996 avrebbe trascorso sei mesi in custodia russa dopo essere stato catturato in Cecenia senza visto. Secondo il racconto di al-Zawahiri, le autorità russe non sono riuscite a far tradurre i testi in arabo trovati sul suo computer e ha potuto mantenere segreta la sua identità. Nel '97 al-Zawahiri si trasferisce nella città afgana di Jalalabad, dove risiedeva Osama Bin Laden. Un anno dopo, insieme ad altri gruppi, formano il Fronte islamico mondiale per la Jihad contro ebrei e crociati. La prima proclamazione del fronte è una fatwa che permette l'uccisione di civili statunitensi. Sei mesi dopo, arrivano i due attacchi simultanei alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania, uccidendo 223 persone. La sua storia diventa quella di Al Qaeda.

Bin Laden e Zawahiri hanno formato il Fronte islamico mondiale per la Jihad contro ebrei e crociati nel 1998 L'obiettivo a lungo termine era di rovesciare i regimi musulmani come l'Arabia Saudita e l'Egitto e utilizzare l'Afghanistan, l'Iraq e la Somalia come campi di addestramento per i militanti islamisti. Poco più di un mese dopo l'uccisione di Bin Laden (avvenuta il 2 maggio 2011), Zawahiri ha rilasciato una dichiarazione sul web in cui ha avvertit che Osama Bin Laden avrebbe continuato a "terrorizzare" gli Stati Uniti dall'oltretomba. 

Nel mondo era noto come il braccio destro di Osama Bin Laden. Nel 2001 Al-Zawahiri era il numero due - dietro solo a Bin Laden - nella lista dei 22 "terroristi più ricercati" dal governo degli Stati Uniti e sulla sua testa pende ancora una taglia di 25 milioni di dollari. 

 

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