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Esteri
Trump il pragmatico scombina la politica internazionale

Di Ernesto Vergani

Difficile che il primo ministro britannico Theresa May, nonostante necessiti di un accordo economico con gli Usa dopo Brexit, accolga l’invito del neo Presidente Usa Donald Trump di nominare Nigel Farage ambasciatore a Washington. Farage non appartiene al partito Tory e da leader dell’ indipendentista UKIP ha cavalcato il referendum convocato dall’ex premier David Cameron e si è attributo alquanto merito dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.

Trump, esprimendo stima per Farage, conferma il suo pragmatismo. Con pragmatismo tratterà direttamente con la Cina di Xi Jinping e la Russia di Vladimir Putin e potrebbe sconvolgere i rapporti economici della globalizzazione -  ha già annullato il TPP - Trans-Pacific Partnership, accordo di libero scambio con 12 Paesi del Pacifico, voluto dal predecessore Barack Obama.

In politica estera, da oltre 70 anni, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, da quando il mondo fu diviso in due sfere d’influenza (Usa e Unione Sovietica), gli Stati e i loro rappresentanti si sono via via irrigiditi in un gioco delle parti.

Trump mette in discussione la Nato, che costa ogni anno agli Usa oltre 600 miliardi di dollari e dal 1949 a oggi ha fatto tre cose (guerra in Kosovo, comando delle operazioni in Afghanistan, eliminazione di Gheddafi). Il Regno Unito è turbato: si chiede se potrà  fare affidamento sul cliché della storica alleanza (Usa e UK quali gatto e volpe del mondo), una sorta di benckmark semplificativo oltremodo.

Nuove prospettive anche per Angela Merkel, a maggior ragione se come sembra sarà rieletta al Cancellierato per la quarta volta nell’autunno del 2017. Meno per l’Ue se non troverà leader pragmatici che sappiano fare l’interesse comune degli Stati membri. Intanto la Finanza internazionale apprezza e svelerà sempre più il suo volto. Anche l’Italia dovrebbe prendere atto e liberarsi del pregiudizio del soldato americano che lancia caramelle e sigarette dal carro armato. Non è impossibile, anche se difficile: non è causale che il Presidente/comunicatore Obama ha ricevuto come ultimo leader europeo alla Casa Bianca il nostro presidente del Consiglio Matteo Renzi.

 

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