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Esteri
Usa, Biden choc: i curdi del Pkk sono come l'Isis

Il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden ha incontrato a Istanbul il primo ministro turco Ahmet Davutoglu. Al centro dei colloqui la campagna militare contro lo Stato Islamico, di come Usa e Turchia, alleati nella Nato, potrebbero sostenere ulteriormente le forze sunnite che lottano per rimuovere il presidente Bashar al-Assad e i negoziati per una soluzione alla crisi siriana in programma la prossima settimana a Ginevra.

 Ma Biden ha rilasciato anche un commento sul conflitto interno alla Turchia, quello contro la guerriglia curda del Pkk. Per Biden, nessun dubbio su chi sia nel giusto. "Lo Stato Islamico non è la sola minaccia esistenziale per la gente della Turchia. Anche il Pkk è in ugual misura una minaccia e noi lo sappiamo. Il Pkk è un gruppo terroristico, puro e semplice. Quello che continua a fare è assolutamente vergognoso".

 Le violenze in Turchia sono riesplose con la fine del cessate il fuoco seguito agli attentati che hanno insanguinato il Paese dallo scorso giugno, prima e subito dopo le elezioni politiche che hanno sancito l'ingresso in Parlamento del partito curdo Hdp e il fallimento del piano del presidente Erdogan di ottenere una maggioranza tale da permettergli di modificare la Costituzione in senso presidenzialista.

 In giugno, l'Akp di Erdogan aveva addirittura perso la maggioranza assoluta dei seggi, riconquistandola nelle nuove elezioni dello scorso novembre, indette dopo il fallimento delle consultazioni intrapartitiche, quando il senso di insicurezza generato nell'opinione pubblica dal terrorismo ma anche dalla questione immigrati, aveva indotto i turchi a tornare ad affidarsi all'uomo forte di Ankara. Non pochi osservatori avevano sollevato il dubbio che la vittoria dell'Akp fosse il suggello a una precisa strategia della tensione ordita da Erdogan.

 Nessun dubbio, invece, per Biden. Che in conferenza stampa ha ribadito il legame con l'alleato turco. Stati Uniti e Turchia, ha detto il vicepresidente, sono pronti a un'azione militare in Siria se non sarà possibile trovare una soluzione politica a partire dal confronto di Ginevra. "Noi - ha affermato in conferenza stampa - facciamo sapere che sarebbe meglio raggiungere una soluzione politica. Ma siamo pronti, se questo non fosse possibile, a un'operazione militare allontanando Daesh (acronimo arabo per Stato Islamico)".

 Dal canto suo, Davutoglu ha innanzitutto ringraziato Biden per la sua visita a Cipro, altro nervo scoperto della Turchia, aggiungendo che proprio gli Usa avranno un ruolo importante per la riuscita del negoziato di pace sull'isola contesa che vede in questo caso Ankara opposta ad Atene. Il premier ha sottolineato come l'esercito turco sia in Iraq per combattere l'Is e ribadito che la Turchia rispetterà l'integrità territoriale irachena. Davutoglu ha poi auspicato per Ginevra la presenza ai colloqui della sola opposizione riconosciuta come legittima.

I contenuti della conferenza di Istanbul rimbalzano presto a Mosca, generando profonda irritazione. Le parole con cui Biden non esclude una "soluzione militare" in Siria sono "distruttive", ha affermato una fonte diplomatica russa all'agenzia Interfax. "E' bizzarro - ha detto la fonte - sentire queste dichiarazioni in un contesto in cui tutti i Paesi stanno cercando una soluzione politica, e tali minacce possono semplicemente essere distruttive".

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