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Esteri
Usa, Wall Street scommette su Biden ma l’ago della bilancia saranno i latini
(fonte Lapresse)

Non solo il grande mondo delle scommesse ma pure gli investitori ufficiali, quelli pesanti, hanno investito sulla campagna di Joe Biden.

L’avvicinarsi delle elezioni americane rende Wall Street molto nervosa. Diversi i motivi: per primo una vittoria democratica potrebbe essere contestata da Trump e questo creerebbe insicurezze e lunghe tensioni, per secondo l’arrivo di Joe Biden porterebbe un deciso aumento delle tasse per multinazionali e grandi patrimoni, il tutto in un contesto di grande volatilità e preoccupazione per lo sviluppo della pandemia.   

Secondo il CRP, un istituto indipendente che analizza i finanziamenti alla politica, il democratico ha ricevuto oltre 70 milioni di dollari, circa quattro volte di più di quello che ha ricevuto il Presidente Donald Trump.I grandi fondi d’investimento internazionali sembrano aver puntato su Joe Biden. L’organizzazione della campagna, ‘Biden for President’ ha ricevuto oltre 900 milioni di dollari, molto di più del suo concorrente, ma meno di quelli che nel 2016 aveva ricevuto Hillary Clinton.

Ma le preoccupazioni legate al risultato di queste elezioni non sono soltanto legate al mondo finanziario. Molti osservatori politici ritengono che il giorno del risultato porterà un grande choc in tutto il Paese. Fin dal 1983 mai si era visto un Paese diviso come ora. Trump e Biden hanno due visioni totalmente distinte e lontane. Però non bisogna altresì dimenticare che il Presidente è stato votato dal oltre 62 milioni di americani e di questi oltre 3 milioni erano voti della comunità latino ispanica. E questa preoccupazione è condivisa anche dalla Guardia Nazionale e dalla polizia che hanno predisposto misure particolari per il 3 novembre.

A proposito della comunità ispanica adesso molti si chiedono come questa potrà ridare il voto ad un Presidente che non ha lesinato commenti razzisti e sessisti e non ha condannato gruppi di suprematisti bianchi come i ‘Proud Boy’. La risposta potrebbe essere nel fatto che per i latini, e in particolare la forte comunità cubana, i temi importanti sono essenzialmente due : l’economia e lo spettro del socialismo riflesso nei drammi di Paesi come Cuba e Venezuela.

Negli anni 80 c’erano in America 15 milioni di latini , ora sono 60 milioni.  Una volta  erano divisi in tre grandi gruppi : cubani, messicani e portorichegni. Adesso questi gruppi si sono mescolati e a questi si sono aggiunti tutta una serie di realtà sociali ai margini come indigeni, senza documenti e LGBT.

Il problema per gli ispanici è la rappresentanza. Pur rappresentando una grande massa critica, essi non sono al momento parte del processo decisionale. Sono pochi gli ispanici ai vertici delle grandi multinazionali, o nei grandi parchi tecnologici della California, o al Senato o al Congresso. Solo quattro senatori per una realtà che necessiterebbe almeno venti.

Però la gestione pessima della pandemia da parte di Trump potrebbe aver risvegliato le coscienze e pure la voglia di voto di tutto il mondo ispanico.

E se questo mondo così poco rappresentato voterà compatto, soprattutto in Florida e Arizona che contano rispettivamente 29 e 11 delegati, la presidenza repubblicana potrebbe essere solo un ricordo..

 

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