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Esteri
Venezuela. Vaso di coccio tra America e Russia
Foto: LaPresse

E il Venezuela, e soprattutto la sua gente rimangono in balia della guerra tattica fra le due superpotenze Usa e Russia, che cercano di utilizzare il Paese come trampolino di lancio per mettere radici commerciali nelle nazioni appena confinanti con entrambi.

Ed è per questo che, molto probabilmente, la crisi venezuelana non avrà immediata soluzione a meno che non finisca, e nessun se lo augura, in un bagno di sangue da guerra civile.

 

E il perché è spiegabile abbastanza facilmente. Il Venezuela è ora il perfetto vaso di coccio tra due giganti di ferro che non accennano a diminuire la presa.

La guerra strategica,più o meno fredda, tra Stati Uniti e Russia, continua senza rallentamenti.

Venezuela, vaso di coccio tra Usa e Russia

Da una parte c’è il presidente ad interim, riconosciuto da oltre 60 nazioni, Juan Guaidò.

Dopo un lungo tour in Europa, che ha toccato i Paesi che contano (da Londra, a Bruxelles,a Davos, per finire con Parigi ,Madrid e Bruxelles), ed evitando attentamente l’Italia, Guaidò ha ottenuto dal Congresso americano una standing ovation quale presidente riconosciuto del paese e sta preparando per mercoledì prossimo un ritorno in patria non privo di rischi.

 

Dall’altra Nicolas Maduro, sempre più numericamente isolato a livello internazionale, riceve Sergei Lavrov, pesante Ministro  degli Esteri russo, uno degli uomini più vicini a Putin.

Venezuela, vaso di coccio tra Usa e Russia.

La visita altro non è che la dimostrazione, se ancora ce ne fosse stato bisogno, dell’appoggio russo al dittatore venezuelano e un’aperta sfida al Presidente Trump.

Un appoggio, quello russo, che si è tradotto fino ad ora con milioni di dollari in accordi commerciali e linee di finanziamento. Debiti  intorno ai 6000 milioni di euro pagati a rate a suon di barili di petrolio, ma che stanno permettendo al Venezuela di sopravvivere e sopportare un po’ meno peggio le sanzioni americane. Anche se purtroppo è la popolazione che sta subendo, in ogni caso, i più pesanti riflessi di un’economia allo sfascio.

Ma il sostegno russo non si limita solo ad accordi commerciali ma parrebbe voler sviluppare anche molteplici accordi per strutture di tipo militare.

In questo senso le parole di Lavrov non hanno lasciato dubbi ‘ è importante sviluppare la nostra cooperazione militare tecnica per aumentare la capacità di difesa dei nostri amici contro le minacce esterne’.

Venezuela, vaso di coccio tra Usa e Russia. 

E’ questa una battaglia tattico strategica fatta dalle due potenze per mettere radici nei Paesi vicini ,sia alla Russia che alla America, una strategia che fa pensare al perdurare dello stallo politico in maniera indeterminata.

Nel complesso gioco di scacchi da una parte il Segretario di Stato americano Mike Pompeo visita i vicini della Russia, come Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan e Ucraina, e dall’altra, subito dopo, il Ministro degli Esteri russo prolunga il suo viaggio e dal Venezuela visita l’amica Cuba e il nuovo potenziale partner Messico. E il Messico è una sorpresa dato che il Paese sta di fatto insieme a Canada e Usa nel nuovo accordo commerciale che ha sostituito il Nafta.

 

Gli osservatori  più attenti considerano che l’arrivo di Guaidò abbia accelerato e forzato la sfida. Proprio perché appena Trump ha deciso di far diventare il Venezuela la bandiera della sua attività di liberatore in America Latina, la Russia ha deciso di rafforzare i livelli di amicizia con il dittatore Maduro.

Gli americani vogliono un’uscita rapida e ‘spintanea’ di Maduro dal Paese, i russi chiedono che il Paese decida da solo la propria direzione. Cosa che al momento sembra impossibile perché da una parte c’è Maduro e l’esercito prezzolato, dall’altro Guaido’ e larga parte di un Paese ormai alla fame. Un Paese che non può’ stare ancora a lungo tenuto in vita dalle flebo russe e cinesi.

 

Ecco sembra proprio che l’unico a rimetterci, e non si sa per quanto, sia il popolo venezuelano che, in questa sfida tra titani, sopporta solo fame e povertà.

Fino a quando potrà durare questo stato senza l’esplosione di una sanguinosa guerra civile non è dato sapere.

Certo che il fuoco sotto la cenere è tanto e ormai pronto a scoppiare.

 

 

 

 

 

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