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I Campi Flegrei celebrano il tipico mandarino da candidare all'Unesco

Tre anni fa il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali inseriva il Mandarino dei Campi Flegrei ed il liquore ottenuto dalla sua trasformazione tra i prodotti tipici del territorio campano. Un riconoscimento dovuto ad una coltivazione di un agrume nella vasta area Flegrea compresa tra i quartieri della periferia occidentale di Napoli fino a Bacoli, Quarto, Pozzuoli, Monte  Procida, Marano e le isole di Ischia e Procida; un territorio dove storia e cultura hanno lasciato segni indelebili e la campagna è resa fertile dai minerali vulcanici dissolti nel terreno. Un territorio dove si raccolgono, tra le numerose necropoli e un’area archeologica sommersa tra le più importanti al mondo, le tracce antiche di epoca romana e prima ancora di quella greca. Al punto che oggi la Regione Campania intende candidarla all’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Con queste premesse , torna quest’anno la rassegna itinerante sul Mandarino dei Campi Flegrei, con una serie di eventi ed incontri tematici organizzati dall’associazione no-profit l’Immagine del Mito rivolti a rivalutare e a promuovere questo agrume e, più in generale, a sviluppare il comparto agroalimentare del territorio esaltandone le biodiversità in sinergia con il turismo e la cultura. “Fino a circa sessant’anni fa -spiegano Domenico Ferrante e Sergio Pepicelli, rispettivamente presidente e vice presidente de l’Immagine del Mito- venivano assegnate in dote alla propria figlia le rendite derivanti dalla coltivazione di questo agrume, poi gli agrumeti sono diventati rari perché trasformati in altre coltivazioni o distrutti per speculazioni edilizie. L’obiettivo è pertanto recuperare questo prodotto locale e valorizzarlo mettendo a reddito i piccoli agrumeti che ancora insistono sul territorio Flegreo e favorendone investimenti in nuove piantagioni”. Una lunga rassegna che parte in questi giorni con percorsi gastronomici e di valorizzazione di questo agrume da Lacco Ameno e Serrara Fontana (Ischia) e che toccherà Napoli (il mandarino sarà in vetrina al Museo archeologico nazionale in occasione di una mostra sull’arte cinese della regione del Sichuan come simbolo di comunanza tra l’Italia e la Cina), Bacoli, Monte di Procida e Pozzuoli per concludersi a metà febbraio 2019.  

L’origine del tipico agrume non si perde però nei tempi. Poco più di due secoli fa, il mandarino fu trapiantato a Palermo e da qui nel Real Orto Botanico e nell’Orto delle delizie nel Parco di Capodimonte di Napoli, dove continua a crescere, per allietare la tavola dei Borbone. In breve tempo si diffuse poi in tutto il meridione. E’ in quegli anni che l’agrume trovò terreno fertile nell’area Flegrea, dove ancora oggi viene coltivato per le sue proprietà organolettiche e per dare un reddito a chi lavora la terra. Fonte delle principali vitamine e di sali minerali, il mandarino è diventato un tutore della nostra salute ed oggi è impiegato anche nella cosmesi e nella produzione di marmellate, dolci e liquori.

 

 

 

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