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ANBI, tornate le grandi piogge: il territorio italiano è fragile

ANBI, confermata la fragilità del territorio italiano dalle ultime piogge: serve un grande piano di manutenzione straordinaria

E’ un’Italia non priva di apprensioni meteo, quella che attende le annunciate precipitazioni soprattutto al Centro Sud, dove preoccupazioni hanno già creato i recenti nubifragi sulla costa pescarese (oltre 70 millimetri di pioggia tra Montesilvano e Colle Scorrano) e le trombe marine, che hanno colpito il litorale campano da Castel Volturno alla Costiera Amalfitana, toccando Ischia (un anno fa, la frana che causò 12 vittime) ed arrivando fino a Diamante in Calabria.

"Accanto al sempre più ravvicinato ripetersi di violenti eventi meteo, ciò che notiamo, purtroppo, è la velocità, con cui il tema della sicurezza idrogeologica esce dai radar dell’opinione pubblica, dimenticando che, terminata l’emergenza, i territori alluvionati restano maggiormente esposti alle evenienze meteorologiche, che solo il 10% dei danni subiti dalla popolazione sarà ristorato e che il 94% dei comuni italiani è toccato dal rischio di frane o inondazioni", evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dI ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue).

"Se non abbracciamo le logiche della prevenzione civile, pregiudichiamo qualsiasi ipotesi di sviluppo per il Paese: l’Italia ha bisogno di un grande piano di manutenzione straordinaria del territorio. È necessario efficientare ed incrementare reti ed infrastrutture idrauliche, ormai inadeguate di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, indotta dalla crisi climatica. Oltre a ciò, va approvata urgentemente la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo: la cementificazione è evidentemente un moltiplicatore del rischio idrogeologico", aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI

Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala come, in questa fase, l’andamento della gran parte dei corpi idrici, compresi quelli meridionali, sia caratterizzato dal segno meno. Al Nord, a fare eccezione sono i laghi Maggiore e d’Iseo: il primo guadagna circa 32 centimetri  in una settimana, attestandosi al 93,5% di riempimento, mentre il secondo raggiunge il 95%, così come il bacino di Garda, mentre quello di Como, tracimato qualche settimana fa, si abbassa di 28 centimetri in una settimana (ora è al 48,2% di riempimento, scendendo sotto la media del periodo).

In Valle d’Aosta è da segnalare la vistosa diminuzione di portata della Dora Baltea, che cala dai 76,80 metri cubi al secondo della scorsa settimana (dopo aver toccato anche mc/s 130!) a mc/s 4,70, cioè meno del 28% rispetto alla media mensile (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta). Anche la portata del fiume  Po, specialmente nella sezione piemontese, è nettamente inferiore alla media del periodo con un deficit, che va dal -60% circa al rilevamento di Torino Murazzi fino a -67% dell’Isola S. Antonio. In Lombardia ed Emilia-Romagna lo scarto negativo risulta più contenuto (da -23% a Cremona e Borgoforte fino al quasi -47% di Piacenza), mentre  sul delta risulta esserci un po’ meno del 70% dell’acqua mediamente presente in questo periodo.

In Piemonte tornano a scendere i livelli nei bacini fluviali del Sud della regione: il Tanaro, dopo gli exploit positivi di qualche settimana fa, vede ridursi la portata agli attuali 44,7 metri cubi al secondo, cioè il 79% in meno, rispetto al valore medio di Novembre; cala anche la Stura di Demonte, che però mantiene una portata leggermente superiore alla media. Invariato resta il livello della Varaita, mentre addirittura crescono Stura di Lanzo e Toce (fonte: ARPA Piemonte).

In Lombardia, grazie al deflusso dal lago di Como (quasi 200 metri cubi al secondo), la portata del fiume Adda, pur decrescente, si mantiene superiore ai valori tipici del periodo. Senza contare la riserva di neve in quota, dove il manto ha raggiunto cm. 120 a Lanzada (oltre i 3000 metri di altitudine) e cm. 80  a Livigno, il quantitativo d’acqua stoccata nei bacini della regione supera di ben il 20% il valore medio del periodo e di oltre il 90% quello dello scorso anno (fonte: ARPA Lombardia). In Veneto, il livello del fiume Adige, pur in calo, mantiene valori più alti della media dello scorso decennio; stesso dicasi per la Livenza (altezza idrometrica: m. 1,07), mentre in discesa sono anche le portate di Brenta e Bacchiglione.

Tornano sotto media le portate dei fiumi appenninici in Emilia-Romagna, dove si evidenziano performances fortemente negative negli alvei orientali: Savio a circa l’11% della portata media di Novembre, Reno al 4,5%, Secchia (nella fascia centrale del Modenese) al 12% circa. Dopo le rischiosissime ondate di piena provocate dal ciclone Ciaran, anche i corsi d’acqua centro-occidentali quali Enza (ad un terzo della portata media mensile), Taro (al momento registra un deficit di oltre il 75%) e Trebbia (portata di mc/s 15,34 contro una media di mc/s 36,20), oggi ripresentano gli scarsi livelli già registrati nel 2023 e nell’anno precedente. In controtendenza c’è il Panaro, la cui portata (mc/s 25,24) pemane nettamente superiore alla media di Novembre (fonte: ARPAE).

Un netto calo si registra nelle altezze idrometriche dei fiumi liguri: sotto media sono i livelli di Magra ed Entella, che ad inizio Novembre preoccupavano per il rischio di esondazione. La Toscana, idraulicamente infragilita dalla recente ondata di maltempo sulla Valdarno, vede scendere i livelli dei fiumi, che avevano portato paura, distruzione e purtroppo anche morte. Il Serchio torna al di sotto dei livelli medi del periodo; cala anche l’Arno. Nella parte meridionale della regione, l’Ombrone ha una portata di soli mc/s 4,46 ,cioè il 13% circa del valore medio nel recente passato (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).

Ad eccezione della Nera, nettamente più bassi rispetto agli anni recenti sono i livelli dei fiumi marchigiani, in primis l’Esino, ma anche il suo affluente Sentino (fonte: Protezione Civile Marche). In attesa delle piogge rimane sostanzialmente invariata la situazione dei corpi idrici dell’Umbria, dove il lago Trasimeno è incapace di abbandonare una condizione di crisi, che ormai perdura da troppo tempo. Nel Lazio, sorte analoga è quella dei laghi di Bracciano, Nemi ed  Albano; aumenta invece la portata del fiume Tevere a Roma, mentre decresce quella dell’Aniene. Nel Viterbese rimangono stabili i livelli della Fiora, mentre in Ciociaria il livello del fiume Liri continua ad abbassarsi.

In Campania è scarso, per il periodo, il livello del fiume Volturno nel tratto beneventano, mentre verso la foce risulta essere maggiormente in linea con i livelli tipici del periodo; importante calo del Garigliano, che scende di quasi 1 metro in due settimane. In Basilicata, gli invasi artificiali trattengono attualmente quasi 253 milioni di metri cubi d’acqua, mantenendo un surplus di oltre 25 milioni sul 2022 (Fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).

In Puglia, invece, la disponibilità idrica nei bacini ammonta ad oltre 125 milioni di metri cubi, con un calo di circa 2 milioni e mezzo rispetto alla scorsa settimana ed un margine di solo 7 milioni sul 2022. In Sicilia, infine, il quantitativo d’acqua presente negli invasi si attesta sui 325 milioni di metri cubi, cioè un valore leggermente inferiore alla media dei recenti 13 anni (mln. mc. 328,49).

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