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Clima e coronavirus, Nature: la pandemia ha fatto crollare l'emissioni di CO2

Emissioni di CO2 crollate del 17% fra gennaio e aprile, a causa del lockdown che ha colpito progressivamente tutto il mondo, rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Per la fine dell'anno il calo potrebbe attestarsi fra il 4,4 e l'8% via via che le attività industriali torneranno alla normalità. L'inquinamento non è stato così basso dal 2006. Lo rileva uno studio di Nature Climate Change pubblicato oggi.

Lo studio prende in considerazione 69 Paesi, tutti e 50 gli Stati degli Usa e 30 province cinesi: in tutto il campione rappresenta l'85% della popolazione mondiale e il 97% delle emissioni di CO2. Sono sparite 1.048 milioni di tonnellate di CO2 al giorno. Per l'Italia, il calo è stato del 27,7% di CO2 prodotta con il confinamento iniziato dal 9 marzo e ammorbidito solo dopo il 4 maggio.

Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite sull'ambiente, per evitare che le temperature globali aumentino di oltre 1,5 gradi Celsius, dobbiamo ridurre le emissioni del 7,6% ogni anno da qui al 2030. Non è chiaro quanto sarà lunga o grave la pandemia di coronavirus, il che rende difficile prevedere come le emissioni saranno influenzate a lungo termine. E, poiché i cambiamenti che hanno portato alla riduzione delle emissioni non hanno cambiato radicalmente l'economia o l'energia su cui si basa gran parte del mondo, è probabile che i cali siano temporanei.

“Il nostro è il primo studio peer-reviewed sugli effetti dei blocchi imposti per arginare la pandemia sulle emissioni di CO2”, dichiara Corinne Le Quéré dell'Università dell'East Anglia nel Regno Unito. “Siamo solo a un terzo del 2020, e invece di fare una stima delle riduzioni previste per la totalità dell’anno, per cui esistono ancora diverse incertezze, abbiamo creato il primo set di dati sulle emissioni giornaliere di CO2”, afferma Glen Peters, direttore di ricerca presso Cicero, ricordando che le emissioni giornaliere dello scorso anno ammontavano a circa 100 milioni di tonnellate.

“All’inizio di aprile 2020, questo valore è sceso a circa 83 milioni di tonnellate, con un calo del 17%, che in alcuni paesi ha raggiunto il 26%. In realtà non abbiamo stime in tempo reale riguardo le emissioni di CO2, perciò abbiamo dovuto effettuare i nostri calcoli utilizzando fonti di dati eterogenee, come l’uso quotidiano di elettricità e servizi di monitoraggio della mobilità”, aggiunge Robbie Andrew, ricercatore presso Cicero.

Con il lockdown si stima un calo del 17% di emissioni globali medie di CO2

Le emissioni giornaliere globali di CO2 sono diminuite del 17% durante il mese di aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 nella maggior parte dei paesi. Questo potrebbe significare che le emissioni per l’intero anno potrebbero calare fino al 7% in base alla futura applicazione del distanziamento sociale.

Questo almeno emerge da un articolo pubblicato sulla rivista Nature Climate Change e condotto dagli esperti dell'Università dell'East Anglia nel Regno Unito, che hanno analizzato le emissioni giornaliere di CO2 in 69 paesi, 50 stati americani, 30 province cinesi, sei settori economici, sulla base dei dati raccolti dal Center for International Climate Research (Cicero), a Oslo, in Norvegia. 

“C’è una forte dose di incertezza che riguarda lo sviluppo e l’evoluzione di Covid-19 durante il resto del 2020, ma abbiamo cercato di effettuare diverse stime per calcolare le emissioni. Dallo scenario in cui a giugno si riosserveranno le condizioni antecedenti alla pandemia a quello in cui le restrizioni rimarranno invariate per tutto l’anno la diminuzione delle emissioni di CO2 varia da 4 a 7 per cento rispettivamente”, precisa l’esperto, aggiungendo che nei paesi in cui sono state imposte le restrizioni più severe è stato registrato un notevole calo nelle emissioni dovute al trasporto aereo (fino al 75% in meno in alcune zone), quelle dovute all’uso di veicoli sono state dimezzate e per la produzione di energia è stato osservato un calo del 15%, mentre le emissioni degli edifici residenziali sono aumentate del 5% circa.

“La pandemia ci ha costretti a osservare il nostro inquinamento in una prospettiva diversa. I dati sulle emissioni di CO2 vengono spesso rilasciati con un anno o due di ritardo, mentre il rapido sviluppo della crisi del coronavirus ha messo in luce sfide nella stima delle emissioni in tempo reale”, commenta ancora Andrew, specificando che d’ora in poi sarà possibile avere aggiornamenti più regolari e puntuali. 

“Le politiche di quarantena non possono essere attuabili per risolvere la crisi climatiche, ma questi dati potrebbero aiutarci a progettare piani di intervento più efficaci in futuro”, sostiene Peters. “Il confinamento della popolazione ha portato a drastici cambiamenti nel consumo di energia e nelle emissioni di CO2. È probabile che queste riduzioni estreme siano temporanee, anche perché una delle incertezze più ingenti riguarda l’effetto economico di questa pandemia”, scrive Le Quéré.

“Con la ripresa di alcune attività e alcuni settori, non possiamo ancora sapere se i livelli di attività torneranno alla normalità o se stiamo osservando un cambiamento epocale e permanente. Il mondo ha già iniziato una transizione climatica che potrebbe portare a una traiettoria discendente delle emissioni” conclude Peters.

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