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Earth Day, il virus non salva l'ambiente:entro il 2050 Polo Nord senza ghiacci

Earth Day 2020

Il 22 aprile è l’Earth Day, il giorno dedicato alla Terra. Migliaia le iniziative in tutto il mondo, ma gli esperti lanciano l’allarme: i passi avanti ottenuti grazie al lockdown da coronavirus potrebbero essere vanificati alla ripresa delle attività.

Le Nazioni Unite celebrano oggi 22 aprile il 50° anniversario della giornata mondiale dedicata alla salvaguardia del nostro pianeta, evento seguito da miliardi di persone in tutto il mondo, con iniziative di settantacinquemila partner sparsi in 193 Paesi. Quest'anno è compito dell’Italia aprire le celebrazioni, e ha deciso di farlo con una speciale dedica a papa Francesco, il quale, per l’occasione ha ricordato la necessità di "una conversione ecologica che si esprima in azioni concrete” perché “come famiglia unica e interdipendente, necessitiamo di un piano condiviso per scongiurare le minacce contro la nostra casa comune".

Ma le richieste in tal senso arrivano da più parti, soprattutto in vista della “riapertura”, della tanto agognata fase 2, dopo due lunghi mesi di lockdown. Anche il presidente della Camera, Roberto Fico, ha colto l’occasione dell’Earth Day per invitare le istituzioni a pianificare un nuovo modello di sviluppo sostenibile affinché "si possano correggere storture, squilibri e contraddizioni. Se replichiamo un modello identico a quello in cui abbiamo vissuto finora resteremo fragili ed esposti a un meccanismo che non funziona più. Occorre essere ambiziosi. Ragionare sulla sostenibilità del nostro modello di sviluppo è un compito che tutti gli attori istituzionali hanno e rispetto al quale il Parlamento deve essere protagonista".

La sostenibilità ambientale dopo la quarantena

Al momento, sono allo studio alcuni progetti per rendere più green e vivibili le nostre città, anche in vista dei divieti, che permarranno a lungo, di assembramento. Servirà mantenere una buona qualità dell’aria abbassando il livello di traffico, ma anche evitare l’affollamento dei mezzi pubblici. Saranno perciò favoriti gli spostamenti a piedi ma garantendo il distanziamento sociale, ampliando i marciapiedi e le aree pedonabili, e incentivato l’uso di biciclette elettriche puntando sull’allargamento delle piste ciclabili e su sgravi fiscali per gli acquisti dei mezzi.

Queste sono solo alcune delle proposte avanzate dalla città di Milano, per esempio, che è stata elogiata da Greta Thunbergh per il suo impegno nel dare una svolta green alla viabilità postcoronavirus.

Ma i pericoli sono dietro l’angolo. Per far fronte alle “criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell’emergenza Covid-19”, per esempio, una recente circolare del ministero dell’Ambiente ha invitato regioni e comuni a introdurre deroghe nelle normative per aumentare la durata del deposito temporaneo di rifiuti e la quantità di materiale stoccabile e trattabile da discariche e inceneritori.

Diverse statistiche hanno mostrato come l’ambiente di tutto il pianeta stia ricevendo benefici dal lockdown che ha fermato trasporti e aziende in numerosi paesi del mondo, soprattutto quelli più inquinanti. Ma mentre in molti, scienziati, politici e attivisti, chiedono che alla fine dell’emergenza non si torni alle abitudini precedenti, alcuni studi mettono in guardia sui “pericoli nascosti”.

Buco dell'ozono e scioglimento dei ghiacci

Una ricerca condotta dai fisici dell'Università Cattolica, campus di Brescia, Giacomo Gerosa e Angelo Finco, con altri autori, e pubblicata lunedì 20 aprile su Nature, ha infatti dimostrato come i livelli di ozono “cattivo” siano cresciuti invece di diminuire. Le misurazioni, messe in atto, per l’Italia, nella tenuta di Castelporziano a Roma, hanno mostrato infatti che i cambiamenti climatici in atto possono vanificare le iniziative intraprese dalle istituzioni, e che per questo serve ripensare misure diverse e più efficaci.  

Nel frattempo, uno studio sullo scioglimento dei ghiacci, diretto Dirk Notz dell’università di Amburgo con la collaborazione di un team internazionale di ricercatori da 21 istituti, compreso quello italiano della Fondazione Cmcc, ha previsto che l’Artico si ritroverà senza ghiacci in estate anche prima del 2050.

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