Idrogeno e nichel per produrre energia pulita

Energia termica a basso costo e fortemente competitiva per la fornitura di acqua calda, per il riscaldamento di condomini, ospedali e serre; per tutti quei processi industriali che richiedono acqua calda in pressione. Queste solo alcune delle principali applicazioni che potrebbe ro derivare dalla industrializzazione della tecnologia Defkalion.
Un procedimento messo a punto dalla Defkalion Global Green Technology (DGGT), società canadese che si occupa da tempo di applicazioni nel settore dell’ energia che si basa su una reazione nichel- idrogeno. In un contenitore d’acciaio, di dimensioni inferiori a quelle di una banale scatola da scarpe, polvere di nichel viene a contatto con gas idrogeno alla pressione di un’atmosfera. La reazione che si genera all’interno del contenitore è fortemente esotermica e produce energia termica in misura notevolmente superiore a quella necessaria per l’attivazione della reazione stessa.
L’interesse particolare per il nostro paese deriva dal fatto che dal novembre del 2012, la DGGT con sede centrale a Vancouver, ha realizzato una joint venture con un gruppo di ricerca italiano- una S.r.l. con sede a Milano, MOSE- che avrà il compito di gestire in esclusiva in tutta Europa le applicazioni industriali di questa tecnologia innovativa. Ieri, 23 luglio, durante lo svolgimento della 18° ICCF ( International Conference Cold Fusion) che si tiene in questi giorni presso l’ Università del Missouri, Alexandros Xanthoulis, presidente della DGGT, ha dato l’annuncio ufficiale dei risultati ottenuti in una diretta streaming da Milano e da Vancouver.
Il risultato di questo progetto industriale è totalmente slegato e non ha nulla a che vedere con le svariate vicende che dal marzo 1989 vengono classificate con il termine generico di fusione fredda, e neppure con l’E-Cat e i diversi annunci di Andrea Rossi, di cui i media si sono spesso occupati. Un altro sicuro vantaggio sta nel fatto che si tratta di una tecnologia totalmente “green”, con assenza di anidride carbonica e gas serra, e del tutto priva di effetti secondari in qualche modo riconducibili a radiazioni di tipo nucleare. Il prossimo passo sarà quello di riuscire a riutilizzare l’energia in uscita, superiore di ben quattro volte a quella fornita, per riavviare il ciclo e dare autosostenibilità alla reazione.
Ludovica Manusardi Carlesi