Piretti (Sacom): "Pensiamo globale, l'agricoltura biotech si apra al mercato"

di Paolo Fiore
@paolofiore
Dall'agricoltura alla Borsa il passo, ormai, è breve. Sacom, società specializzata in biotecnologie, lo ha fatto lo scorso aprile. Nel settore l'Italia procede spedita. E anche lo Stato inizia a muoversi. "Si sta facendo molto", afferma ad Affaritaliani.it Carlo Piretti, Operations Management and Support Services Director di Sacom. Ma la sfida è affrancarsi dal pubblico e apriris al mercato. "La pratica agronomica è ancestrale, ma la tecnologia non può avere una visione miope. Un'azienda che si lancia in questo tipo di tecnologia deve pensare globale".
L'INTERVISTA
Sacom si è quotata all’AIM Italia. Ha terminato il primo semestre con una perdita netta vicina ai 344 mila euro, ricavi per 14,09 milioni e margine operativo lordo positivo per 1,45 milioni. Conti in linea con le aspettative?
Siamo soddisfatti. Stiamo vivendo un momento critico dei mercati. La carenza di liquidità porta a un ritorno al prodotto tradizionale nella nutrizione. Meno costosi e meno efficaci. Nei numeri non siamo stati eccessivamente penalizzati. E questo ci fa sperare di essere in linea con le attese anche per la fine dell'esercizio.
Quali sono invece le prospettive dell'intero settore?
Il settore dell'agricoltura è destinato a non conoscere crisi nei prossimi anni. Molte colture sono state destinate ai biocarburanti e resta il problema della nutrizione umana. Il trend non sarà certo in diminuzione. I Paesi sono sempre più attenti a rese e inquinamento del suolo. La risposta della biotecnologia (che non è modificazione genetica) è in linea con questa tendenza. E la legislazione spinge verso questo tipo di soluzioni.
A proposito di legislazione e intervento pubblico, lo Stato italiano ha fama di avere una burocrazia farraginosa...
Si sta facendo molto. Ci sono varie Commissioni ministeriali che sono state studiate per migliorare la compresione di soluzioni tecniche e quindi velocizzare i tempi di registrazione e di brevetto. I tempi sono stati abbattutti rispetto al passato. Se il prodotto non è un nutritivo ma un biopesticida, però, rimangono i tempi di protocolli di sperimentazioni, assimilabili a un farmaceutico. Per cui le tempistiche si raddoppiano: da un anno e mezzo fino a tre.
Allora la tanto criticata Italia sta diventando più aperta alla biotecnologia...
Ci stiamo allineando a una normativa europea precisa e brillante. Questo ci favorisce. L'inserimento di esperti nelle commissioni ministeriali ci dà la garanzia di essere compresi. Ci stiamo europeizzando molto rapidamente. E questo è un pregio.
Lasciando il pubblico per il privato: la quotazione è un modo per rendersi indipendenti e guardare all'estero?
La pratica agronomica è ancestrale, ma la tecnologia non può avere una visione miope. Un'azienda che si lancia in questo settore deve pensare globale. Noi siamo glocal, con forti radici. Ma dobbiamo essere aperti al mondo.
Perché Piazza Affari?
Avevamo posto in essere una serie di progetti di ricerca. Avevamo cominciato a muoversi con progetti finanziati secondo i canali tradizionali. Ma è molto meglio creare partnership con dei centri di sviluppo privati e indipendenti perché la velocità di esecuzioni ci premia e riduce i tempi. Il mercato borsistico ci aiuta a trovare risorse. Ma è anche un biglietto da visita eccellente per chi volesse collaborare con noi. Essere in Borsa significa volersi aprire. E aver accettato di sottostare a degli adempimenti obbligatori. Essere controllati aiuta.
E perché l'ingresso nel network Vedogreen?
Il nostro problema è portare visibilità su fattori distintivi. Mi spiego: la tendenza è appitattire la percezione del tuo valore aggiunto. Perché lavoriamo con alcune multinazionale e molte aziende piccole che operano con prodotti tradizionali. Come faccio a spiegare che la biotecnologie che è una scelta di business, ma anche una scelta etica? Mi devo muovere su un canale che mi permette di esprimere e per farmi conoscere per quello che realmente sono. Ci muoviamo un network che privilegia questo apetto. Possiamo fare outing su un nostro contenuto più vero: non è un prodotto ma è una scelta. Quella delle biotecnologie