Lambiase (Vedogreen): "Meglio la stabilità normativa degli incentivi"
di Paolo Fiore
@paolofiore
Fatturato in crescita, marginalità record e appeal internazionale. Le imprese green sono come tutte le aziende italiane vorrebbero essere. E quelle che decidono di quotarsi fanno ancora meglio. La green economy ha mostrato anche in Italia un andamento positivo nel 2012, con una crescita media del 3% in termini di ricavi e del 13% in termini di Ebitda. Borsa Italiana non ha ancora un indice "Green". Se esistesse (come in altri mercati europei), dall'inizio dell'anno avrebbe registrato una performance pari al +20%, sovraperformando il Ftse Italia All Share, che ha chiuso a +16%. Lo rende noto il rapporto “Green economy on capital markets” durante il Green Finance Day, evento organizzato da Vedogreen.
Il 75% degli investimenti in green economy arriva dall'estero, soprattutto da Stati Uniti, Gran Bratagna e Svizzera. Segno di un'attrattività notevole. Anche finanziaria. Perché la marginalità delle quotate verdi italiane è superiore a quella di ogni altra piazza europea. E le imprese hanno iniziato a credere nella Borsa: "Nel 2013, quatro quotazioni su undici sono di imprese green", dice ad Affaritaliani.it Anna Lambiase, Ceo di Vedogreen. "Le aziende stanno cercando capitale e lo stanno trovando".
Un trend che proseguirà nel 2014: "Stiamo seguendo alcune quotazione. Il sentiment è positivo. E il prossimo anno potremo ripercorrere quello fatto durante quest'anno". A patto che il governo comprenda che le imprese vogliono camminare con le proprie gambe: "Il mercato - conclude Lambiase - non richiede tanto l'incentivo quanto la stabilità normativa".
BORSA GREEN: LO SPECIALE DI AFFARI "L'agricoltura biotech si apra la mercato" "Cambi la cultura degli imprenditori green" Intervista a Stefano Neri, Ceo TerniEnrgia
|