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Il trend “green” è inarrestabile

Prosegue il ciclo di interventi di Andrea Gasperini, responsabile del gruppo di lavoro “Mission Intangibles®” dell’Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari (AIAF).
 

L’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel Dicembre 2015 (COP21) ha imposto l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 2°C, con un margine ancora più ambizioso di 1,5°C.
COP21 ha, quindi, permesso di raggiungere un accordo senza precedenti per limitare il riscaldamento globale e rappresenta, inoltre, un’importante tappa per la definizione di un nuovo strumento di reporting, che include anche informazioni di carattere non finanziario che le organizzazioni devono comunicare - agli investitori, alle agenzie di rating, alle compagnie di assicurazione e a tutti gli stakeholder - in modo standardizzato sulla loro esposizione ai rischi climatici.

 

Chiediamo ad Andrea Gasperini (AIAF) quanto pesano nella valutazione degli investitori gli aspetti “green”.

 

“Molti investitori hanno iniziato a prendere sempre più in considerazione anche le metriche sociali ambientali e di governance (ESG), attraverso le quali misurare, oltre alle performance finanziarie delle aziende, anche la sostenibilità, e stanno concentrando quindi la loro attenzione su quelle aziende la cui gestione comporta un positivo impatto sul cambiamento climatico attualmente in corso, perseguono strategie di disinvestimento dai combustibili fossili attraverso un processo di definito di decarbonizzazione, prestano attenzione alle energie rinnovabili che non sono causa di elevate emissioni di gas serra (GHG).

Tendono quindi a non investire in aziende che contribuiscono al rischio implicito nel cambiamento climatico inquinando l’ambiente: al contrario il loro obiettivo è quello di investire in aziende che sono gestite in maniera sostenibile e prestano attenzione alla responsabilità sociale ed ambientale, alla sostenibilità e quindi al capitale naturale”.

 

Quindi è poco lungimirante sottovalutare questo aspetto?

 

“In futuro, è probabile che verranno premiate le strategie di gestione di quelle aziende attente al clima, le quali potranno conseguire più elevati benefici anche da iniziative dei Governi Mondiali, quali l’accordo di Parigi nel Dicembre del 2015 e la definizione di norme sul clima che possono, tuttavia, avere anche un impatto negativo, ad esempio, sulle attuali riserve di combustibili fossili (… petrolio, gas naturale e carbone) che potrebbero diventare attività incagliate (stranded assets).

In una prospettiva di lungo termine molti investitori concordano che vi è una correlazione positiva tra l’attenzione prestata dalle aziende alla sostenibilità con l’aumento del fatturato e l’efficienza operativa e diversi studi accademici confermano che le aziende con un elevato rating per quanto riguarda i fattori ESG sostengono un minore costo del capitale e beneficiano di una riduzione dei rischi”.

 

Come si stanno muovendo le aziende?

 

“E’ opinione diffusa tra molti asset manager che nel medio periodo sempre più verranno integrati i criteri ESG nell’analisi degli investimenti responsabili. Ritengo sia quindi opportuno non farsi trovare impreparati per la stesura di un buon bilancio di sostenibilità o un Report Integrato, nonché per la definizione di un evoluto sistema di governance”.

 

Paolo Brambilla