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Itinerari di parità. Per la promozione dell'uguaglianza ai tempi del Covid-19

L’epoca che stiamo attraversando, caratterizzata dalla pandemia, dall’inasprimento delle diseguaglianze e dall’insicurezza economica, presenta nuove insidie per le conquiste culturali e giuridiche acquisite dalle donne.

Ad esempio, secondo una recente ricerca ISTAT, il 31,5% delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788 mila) in Italia ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici[1].

Durante i mesi della “prima ondata” pandemica, e in particolare dal 1° marzo al 16 aprile 2020, le telefonate al 1522 (il numero verde per il soccorso di vittime di violenza domestica) sono incrementate del 73% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, e si sono moltiplicate le forme di violenza sulla rete.

A quest’ultimo proposito, soltanto in tempi recenti l’Istituto Europeo per l’Eguaglianza di Genere ha sollevato il problema della violenza cd. «virtuale» contro donne e ragazze[2], denunciando la difficoltà nel reperimento di dati disaggregati rispetto al genere ma anche enfatizzando l’altissima percentuale di vittime nonché la significativa gravità dei danni che ne derivano. Una ricerca del 2017 ha, inoltre, messo chiaramente in evidenza che la violenza in rete deve essere intesa come un «continuum» rispetto a quella fisica, da cui non va dissociata, anche perché capace di provocare ripercussioni «reali» sulla vita delle persone coinvolte[3].

Per promuovere il contrasto e la lotta contro questi fenomeni, che affondano le loro radici nelle diseguaglianze strutturali tra uomini e donne, dal 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza che cade il 25 di novembre.

Questa Giornata è diventata, così, l’occasione per promuovere campagne di sensibilizzazione, formazione e informazione relative alle diverse forme di violenza domestica e di genere, come auspicato anche dal Titolo III della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa (2011), dedicato alla “prevenzione”.

Entro questa cornice, il CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia sta sviluppando un Progetto di Public Engagement dal titolo “Pillole di parità. Itinerari dell’eguaglianza di genere nell’ordinamento giuridico italiano dall’Unità d’Italia al Covid-19”, di cui è Responsabile scientifico il Prof. Thomas Casadei (qui per approfondire). 

Il Progetto, al quale afferiscono studiose di diversi Atenei italiani, è nato a partire dalle riflessioni avviate sin dal 2016 in collaborazione con il Comune di Modena, il Centro Documentazione Donna e altre realtà associative del territorio, e consiste nella realizzazione e divulgazione di brevi filmati (cd. “pillole di parità”) volti ad illustrare le tappe della parità di genere nell’ordinamento italiano. I filmati verranno utilizzati come strumenti di didattica innovativa nell’ambito di Laboratori, progetti e attività di orientamento.

In tal modo, a istituzioni, associazioni e scuole saranno offerti strumenti operativi per l’insegnamento delle principali tappe verso la parità di genere in Italia e la promozione di una cultura rispettosa dei generi e delle differenze. Si tratta di nozioni che rientrano nelle competenze chiave per l’apprendimento permanente (cfr. Raccomandazione 2006/962/CE) e che riguardano, in particolare, l’asse sociale e civico ovvero la promozione della cittadinanza attiva, l’inclusione sociale, l’occupazione (cfr. 2006/692/CE-Allegato).

«Questo progetto rappresenta un’ottima opportunità», afferma il Prof. Thomas Casadei «per includere i problemi relativi alla parità tra i generi nell’ambito dei programmi scolastici di Educazione civica e di Cittadinanza e costituzione. A questo riguardo, saranno illustrate sei “tappe”: quella del periodo che intercorre tra l’Unità d’Italia e la Costituzione del 1948; l’accesso alle professioni del 1963; gli anni Settanta e le riforme del diritto di famiglia; il 1981 e il superamento del delitto d’onore nel codice penale; il 2011 e la Convenzione di Istanbul; il presente tra Covid-19 e questioni di cura».

 

 

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