Incisiva l'azione di contrasto al lavoro nero
Divulgato il 3 marzo 2016 sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il rapporto annuale dell'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale dell'anno 2015.
L'esame complessivo dei dati conferma, anche per il 2015, l'incisività dell'azione di competenza degli organi ispettivi che garantisce la realizzazione di un significativo intervento di contrasto del lavoro sommerso e degli ulteriori fenomeni illeciti di maggior rilevanza sul piano economico sociale. Secondo il Ministero del Lavoro la flessione, rispetto al 2014, del numero dei lavoratori in nero scovati nel 2015 sarebbe anche connessa ad un effetto indotto dell' azzeramento dei costi contributivi legati alle assunzioni a tempo indeterminato o da un maggior utilizzo dei voucher, fattori che potrebbero aver inciso sulla convenienza a ricorrere a manodopera non regolare.
In base al rapporto annuale, su oltre 206mila aziende controllate dagli ispettori ministeriali e da quelli dell' Inps e dell' Inail, il 66% non era in regola. Le verifiche hanno individuato oltre 182mila lavoratori in posizione di irregolarità, 64.775mila dei quali totalmente in nero (77.387 nel 2014). Il tutto ha permesso un recupero di contributi e premi evasi per circa un miliardo e 300 milioni.
Le regioni a più alto rischio, che hanno registrato il maggior numero di maxisanzioni, sono risultate: Campania (6.390), Puglia (4.407), Toscana (3.945), Lombardia (3.733). I settori merceologici maggiormente interessati riguardano: servizi di alloggio e ristorazione, commercio, edilizia e le attività manifatturiere. Anche il settore dell' agricoltura ha fatto registrare dati significativi e, con particolare riferimento al fenomeno del caporalato, l' attività svolta in Puglia, Campania, Calabria e Basilicata ha portato all' accertamento di oltre 6mila lavoratori irregolari, di cui oltre la metà in nero e circa 500 provvedimenti di sospensione di attività imprenditoriale.