Istruzione e occupazione stabile: quale il giusto rapporto?
Negli ultimi decenni il cambiamento introdotto dalla diffusione delle nuove tecnologie e il processo di integrazione dei mercati internazionali hanno influenzato la dinamica strutturale dell’economia e la natura della domanda di lavoro e delle competenze richieste dal sistema delle imprese.
Ma che rapporto intercorre tra qualità dei percorsi formativi e caratteristiche dell’occupazione giovanile? A dare una risposta a questa domanda è l’Isfol nel rapporto, appena pubblicato, “Crisi economica, lavoro e imprese. Il ruolo del Capitale umano”. Le statistiche descrittive e le analisi effettuate hanno dimostrato che l’investimento dei giovani in istruzione e, in particolare, la specializzazione nelle materie tecnico-scientifiche, costituisce una leva essenziale per uscire dalla condizione di non occupazione e transitare verso contratti a tempo indeterminato o per intraprendere un attività in proprio.
Gli esiti dei percorsi formativi intrapresi dai giovani sono fortemente condizionati dalle dinamiche occupazionali e contrattuali, a loro volta strettamente connesse ai processi di riforma istituzionale e alle diffusione delle nuove tecnologie nei processi produttivi. Lo studio dell’Isfol ha inoltre dimostrato che il legame tra qualità dell’istruzione e ingresso nel mondo del lavoro ha un forte connotato di genere e si amplifica per i ragazzi alla prima esperienza lavorativa e per quelli tra loro che hanno concluso più di recente il proprio percorso di studi. La crisi, poi, ha svolto un ruolo nell’amplificare tali dinamiche soprattutto esercitando un azione potenzialmente selettiva sulla struttura (contrattuale) della occupazione giovanile. E' noto, infatti, che il peggioramento dei margini di profitto e la perdita di quote di mercato degli ultimi anni ha indotto le aziende a riorganizzare i propri processi produttivi riducendo, in entrata, il ricorso a nuove assunzioni e ricorrendo, in uscita, alla cessazione di rapporti di lavoro atipici e a tempo determinato. In tal senso la flessibilità dei contratti non ha agevolato il processo di inserimento lavorativo neanche per la fascia più istruita delle giovani generazioni. Al contrario, la qualità del percorso formativo che in passato ha facilitato la transizione verso forme di lavoro stabili e con alta professionalità, ha permesso a questi individui di ridurre almeno in parte il rischio di disoccupazione una volta sopraggiunta la crisi economica.
Leggi il rapporto Isfol “Crisi economica, lavoro e imprese. Il ruolo del Capitale umano”