Obbligo del datore consentire accesso a fascicolo personale
Costituisce un diritto del lavoratore l'accesso al fascicolo personale, contente i documenti e gli atti relativi al percorso professionale e al suo avanzamento di carriere come dipendente in costanza di rapporto di lavoro. E' quanto stabilisce la sentenza 6775 della Corte di Cassazione, depositata ieri, riportata sulle pagine de Il Sole24Ore. Tale obbligo del datore - come ribadito dalla Suprema Corte nel caso in esame - non deriva unicamente dalla disciplina in materia di privacy, ma discende dal rispetto dei canoni di correttezza e buona fede nell'esecuzione del rapporto di lavoro.
Il giudizio sul quale è stata chiamata a pronunciarsi la Cassazione attiene al ricorso di una lavoratrice di una grande azienda, la quale, a seguito di ripetute valutazioni negative delle proprie performance, aveva formulato richiesta di accesso agli atti del proprio fascicolo. La società aveva opposto il proprio rifiuto e la lavoratrice si era rivolta al Garante privacy, il quale aveva ordinato all'impresa, per ben due volte, l'immediata consegna del fascicolo. L'azienda, però, era rimasta inadempiente e la lavoratrice aveva deciso, dunque, di rivolgersi al giudice del lavoro per il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali patiti.
Sia in primo grado che in appello il ricorso della lavoratrice è stato rigettato sul presupposto che non poteva essere presentato ricorso all'autorità amministrativa e, di seguito, a quella giudiziaria in relazione a domande aventi medesimo oggetto. La Cassazione, intervenuta sulla questione, ha rigettato la decisione della corte territoriale affermando che l'inottemperanza dell'azienda dà luogo ad un giudizio autonomo rispetto al precedente ricorso in sede amministrativa.