Coronavirus, l'appello di bibliotecari editori e librai: "Ripartire dai libri"
La filiera del libro si rivolge al governo per scongiurare la "più grave crisi del libro dal Dopoguerra"
Ripartire dai libri con un piano straordinario, a sostegno del settore, per superare “la più grave crisi attraversata dal libro dal Dopoguerra”. È la richiesta della filiera del libro al governo in un appello firmato da Aib - Associazione Italiana Biblioteche, Aie - Associazione Italiana Editori e Ali - Associazioni Librai Italiani.
Secondo le tre associazioni sono urgenti “interventi immediati a sostegno di imprese, specie le più piccole, di biblioteche, di lavoratori, autori e traduttori e per risolvere la crisi di liquidità che attraversa l’intera filiera”. Interventi che prevedano “un sostegno alla domanda lungo due linee: fondi alle biblioteche di pubblica lettura per un piano straordinario di acquisti di libri, con particolare attenzione alle librerie del territorio, e un sostegno tramite strumenti analoghi al bonus cultura, finora dedicato ai diciottenni, da estendersi ad altre fasce della popolazione”. Servono inoltre interventi strutturali per la ripresa, con misure per promuovere la lettura con risorse finalmente all’altezza. Questo significa “stabilizzare il sostegno alla domanda oltre l’emergenza, prevedere una detrazione fiscale sull’acquisto dei libri, rafforzare il sistema bibliotecario del paese, promuovere l’innovazione e completare la transizione verso un’editoria libraria interamente verde e inclusiva, e rafforzare la promozione del libro italiano all’estero”.
La situazione del comparto, ricordano le associazioni, è drammatica: “Sono state chiuse le librerie, e molte ancora lo sono, con perdite solo a marzo di 25milioni di ricavi. Sono chiuse scuole e università, luoghi di scambi culturali per elezione. Sono chiuse le biblioteche: quasi 600 biblioteche di pubblica lettura si sono mobilitate in collaborazione con autori ed editori per non interrompere il loro legame con i propri piccoli lettori, ma è una goccia rispetto alle 11.608 biblioteche chiuse”.
“Le chiusure generano la più grave crisi attraversata dal libro dal Dopoguerra. Già a fine marzo il 64% degli editori librari aveva fatto ricorso alla cassa integrazione o era in procinto di farlo. Il numero delle novità previste nel 2020 era stato riprogettato con una riduzione del 31% rispetto ai programmi di inizio anno, con conseguenze pesanti sui posti di lavoro nei settori della carta, della stampa e nei service editoriali e grafici, ma anche per autori e i traduttori”.
“Sarà un colpo verso la cultura italiana, la diversità culturale e il pluralismo" concludono le associazioni. "Per questo un intervento mirato a sostegno del libro è veramente necessario subito".
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