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Divorzio, "Non solo ex coniugi in lite. I minori hanno diritto a un avvocato"

In occasione dell'arrivo in libreria delle riedizioni dei libri "Vi dichiaro divorziati" e "C'eravamo tanto armati", Affaritaliani.it intervista l'autore Avv. Gian Ettore Gassani, matrimonialista esperto in delitti intrafamiliari e presidente dell'AMI (l'Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani). 

Dalle violenze sui minori alle relazioni di coppia, ai conflitti familiari, ai divorzi over 65, fino al tema del lockdown, l'avvocato conduce una lucida analisi - in un linguaggio semplice non in avvocatese - che plaude alle riforme degli ultimi anni ma auspica un profondo cambiamento del sistema. 

 

“Vi dichiaro divorziati" e "C'eravamo tanto armati", cosa c’è di diverso nelle nuove edizioni?

"C’eravamo tanto armati non ha subito modifiche significative. Vi dichiaro divorziati invece l’ho ritoccato in maniera importante. All’inizio del libro racconto la giornata tipo di un avvocato in tribunale, alle prese con tragedie familiari. Racconto il fermento, l’emozione mentre si attende la causa con i clienti in sala d’attesa. Racconto la vita del matrimonialista, spiegando in cosa consiste la nostra professione, la nostra solitudine nella bottega, che è più un pronto soccorso che uno studio legale. Accogliamo gente a pezzi, che sta perdendo tutto, il cui sogno del matrimonio felice è svanito, figli contesi, violenze di ogni tipo.

Spiego qual è il rapporto difficile, a volte disperato, tra l’avvocato e il cliente. C’è un capitolo in cui faccio una lista di 9 tipologie di clienti, e spiego ai colleghi come difendersi dal cliente stesso, come gestirlo, in quanto c'è chi viene a chiedere giustizia e chi invece cerca vendetta. Traccio i profili della deontologia professionale dell’avvocato, il quale deve essere libero di decidere di seguire una strategia, ma anche di rinunciare a un incarico se il cliente non ascolta e vuole considerarlo alla stregua di un fantoccio.

Questo è un saggio del tutto nuovo rispetto agli altri, romanzato, fatto di storie sottoforma di dialoghi in un linguaggio semplice e non in avvocatese. Ho scritto un libro per tutti e non soltanto per gli addetti ai lavori. Il diritto di famiglia merita di essere conosciuto da tutti.

A tal proposito in un altro saggio, che uscirà a breve e che si intitola “La guerra dei rossi”, affronterò il tema delle violenze contro i figli. Parlerò di tutte le stragi che ci sono state, delle migliaia di infanticidi che si sono consumati in Italia e di questa nostra cultura che non tiene ancora conto dei diritti dei ragazzi, i quali sono sì oggetto di tutela ma non titolari di diritti soggettivi."

Lei parla di minori titolari di diritti soggettivi, ad esempio?

"Parlo, ad esempio, della necessità di garantire ai minorenni un avvocato. Ciò sarebbe una grande svolta per il nostro Paese. Un minorenne ha diritto di parola nel processo, non deve essere considerato un semplice oggetto di contesa dai genitori. I ragazzi devono avere la possibilità di potersi esprimere senza filtri. Attualmente c’è un ascolto del minore piuttosto sgangherato, non applicato in maniera corretta, che consiste piuttosto in un’ipocrisia per far capire che tutto sommato i minorenni, compiuti i 12 anni, possono essere ascoltati, anche se poi nei fatti non è così.

L’avvocato del minore è l’avvocato che si occupa dei suoi interessi, non degli interessi dei genitori. Abbiamo bisogno di considerare i minorenni come persone, o questo Paese continuerà a essere violento all’interno della famiglia. Perché si è violenti contro le donne ma si è violenti anche contro i figli, quando non si considera il loro punto di vista. Trattandosi degli uomini e delle donne del futuro, se non lavoriamo su queste dinamiche, avremo sempre più ragazzi drogati, sbandati, che evadono la scuola. Il divorzio e la separazione, lo dico da divorzista, restano una tragedia per i minori, anche quelli più civili sono comunque uno shock. Dover avere una valigia pronta a settimana, dover cambiare continuamente casa…

Tutto ciò dovrebbe invogliare a voler dare ai minori degli strumenti per far capire loro che sono protagonisti attivi nella società. E’ quello che fanno la Francia, la Germania e l’Inghilterra da anni, ovvero quel salto di qualità a partire dalla convenzione sui diritti del fanciullo di New York dell’89, che poi molti paesi hanno fatto propria. Fra questi anche l’Italia, sulla carta. Questa convenzione parla chiaro sul diritto di essere ascoltati, difesi e protagonisti delle vicende."

Quali sono attualmente i temi più importanti a livello normativo sulle relazioni familiari?

"Innanzitutto l’affidamento condiviso, legge introdotta nel 2006 ma ancora non del tutto compresa, soprattutto culturalmente. Poi tutto ciò che riguarda la tutela penale della famiglia, dal codice rosso a tutte le leggi a tutela dei soggetti fragili della famiglia. C’è da lavorare anche sulla questione delle leggi a costo zero (senza investimenti), perché introdurre il codice rosso nel Paese senza investire economicamente per potenziare i centri antiviolenza, il livello di specializzazione di avvocati, magistrati, servizi sociali, e psicologi, non risolve il problema ma va soltanto a stabilire nuove pene, nuovi processi… Invece il problema è culturale, bisogna lavorare sulla scuola, sull’educazione alla relazione con l’altro sesso.

Da addetto ai lavori, conosco e racconto queste vicende da ciò che ho letto negli atti, e ritengo si tratti di situazioni che rappresentano l’emergenza nazionale numero uno. La famiglia uccide più della mafia nella sua fase patologica. Non ci si può quindi limitare, come accade, a parlarne all’indomani di una tragedia, per poi relegarla nuovamente nel dimenticatoio. L’emergenza deve essere considerata costante, quotidiana, permanente.

Il mio è un punto di vista critico, interno al sistema giustizia e alla sua sciatteria: spesso è proprio la lentezza del processo che produce tragedie e non solo l’orco di casa. C’è tutto un mondo di orchi e Medee che va svelato. La famiglia è un contenitore di umanità in tutte le sue declinazioni, dove nessuno si può tirare fuori dalle responsabilità. Quella che dovrebbe essere l’agenzia più importante di tutela degli affetti, a volte, si trasforma nel teatro dei crimini più orrendi. E comunicare anche questi aspetti è fondamentale." 

Qualche domanda sulle relazioni di coppia. Considerando che ci troviamo ancora in fase pandemica, quanto ha inciso il lockdown sui divorzi e sui casi di violenza domestica?

"Sebbene adesso siamo in una sorta di libertà vigilata, certamente la pandemia ha scoperchiato una violenza inaudita. Da marzo fino a maggio-giugno il lockdown ha creato moltissime vittime, soprattutto donne, le quali hanno avuto difficoltà a difendersi. La convivenza forzata ha impedito loro di denunciare, di scappare di casa, di prendere dei provvedimenti. Anche noi avvocati abbiamo fatto la nostra parte durante l’emergenza, inventandoci nuove modalità per svolgere la nostra professione. Abbiamo lavorato sottotraccia anche gratis, dando appuntamento alle vittime di violenza al supermercato, per permettere loro di parlare e chiederci aiuto, non potendo chiamarle a casa dove c'era il marito."

Quali sono le cause più frequenti di divorzio?

"La violenza, e poi l’infedeltà coniugale. C’è un aumento dell’infedeltà coniugale sia al maschile sia al femminile, colpa anche dei social network che rappresentano un amplificatore di possibilità di tradimenti. Nel 40% dei casi, l’altro o l’altra vengono trovati in rete. Dunque sia che si tratti di infedeltà virtuali sia di quelle poi consumate, sono indubbiamente le cause più frequenti che conosciamo nei tribunali. E poi c’è la noia, la mancanza di progettualità, l’assenza di obiettivi comuni nella coppia e della voglia di stare insieme."

Tradiscono di più gli uomini o le donne?

"Alla pari. Ormai i due sessi si somigliano perfettamente."

Nelle separazioni, nei divorzi… si può ancora far riferimento alla donna come il ‘sesso debole’?

"Per quanto riguarda la violenza, sicuramente la donna è ancora il ‘sesso debole’ nel senso che non è tutelata. Per quanto riguarda, diciamo così, l’aspetto civilistico, la possibilità cioè di mantenere un tenore di vita, i propri diritti economici sui figli… dipende dai casi: ci sono donne che fanno la parte del leone e donne che invece sono vittime. Se la donna è il soggetto più ricco non subisce una particolare ripercussione dalla separazione. Se invece la donna è una casalinga, e vive in una regione difficile, indubbiamente è lei a essere la vittima. Dipende molto dai rapporti di forza economica, dal livello culturale, professionale, sociale, dal background familiare di lui e di lei. Non c’è più un ‘sesso debole’ come prima, quando in automatico era la donna a essere vista come tale. Adesso dipende."

Con l’introduzione del Divorzio breve le tempistiche per porre fine a un matrimonio sono effettivamente più celeri?

"Sicuramente sì. Se prima bisognava aspettare tre anni di separazione ininterrotta per chiedere il divorzio, adesso ne basta uno o sei mesi addirittura. In alcuni tribunali poi ovviamente la giustizia è più lenta, e si tende a vanificare lo stesso divorzio breve. Ma se, come succede nella metà dei casi, le separazioni sono consensuali, e non giudiziali, allora al divorzio si arriva dopo sei mesi dal decreto di omologa, per cui in un anno il gioco è fatto. Il divorzio breve è stato inoltre un freno al cosiddetto turismo divorzile, perché prima gli italiani per fare presto andavano a divorziare in Romania o in Spagna."

Dal 2015, anno in cui è entrato in vigore, c’è stato un incremento di divorzi?

"C’è stato un incremento di divorzi, ma soprattutto con l’introduzione del divorzio breve c’è stata una crescita di divorzi degli over 65. Se prima un anziano rinunciava temendo che probabilmente non sarebbe arrivato vivo alla sentenza, oggi dati i tempi stretti dei procedimenti anche un 65enne o un 70enne vuole rifarsi una vita, e si rivolge all’avvocato. Oggi una separazione su 4 riguarda un over 65."

 

 

c'eravamo tanto armati
 

 

vi dichiaro divorziati
 

L'autore

Gian Ettore Gassani, avvocato cassazionista del Foro di Roma, con studio a Milano e Roma, è esperto in Diritto di Famiglia, Diritto penale della famiglia, Diritto di famiglia internazionale. Presidente Nazionale e fondatore dell’AMI (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani per la tutela delle Persone, dei Minorenni e della Famiglia), è spesso opinionista di Radio 24 e ha partecipato a diverse trasmissioni televisive in RAI, Mediaset, La7, Sky.

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