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Virus-disvelamento dell'asfissia capitalistica.Il libro di Donatella Di Cesare

"Virus sovrano?" è il nuovo saggio della filosofa Donatella Di Cesare, docente di filosofia teoretica alla Sapienza di Roma, edito dalla Bollati Boringhieri, pubblicato da pochi giorni in ebook e dal 4 giugno in edizione cartacea anche in libreria.

La filosofa propone una originale chiave di lettura sul Covid-19, di cui tanto si è discusso e si continua a discutere in questo difficile momento storico, che 'consacra' il virus a disvelamento della spietatezza congenita del capitalismo. "Il virus imprevisto ha sospeso l'inevitabile del sempreuguale, ha interrotto una crescita divenuta nel frattempo un'escrescenza incontrollabile, senza misura e senza fini" scrive Donatella Di Cesare. Quali saranno quindi le trasformazioni, oltre a quelle che stiamo già vivendo, che ci attendono nel futuro? 

Il virus ha svelato la terribile crudezza della logica immunitaria che esclude i più deboli, la disparità tra coloro che hanno i mezzi e coloro che ne sono privi, e allo stesso tempo il valore, messo in ombra dallo scorrere incessante della società del consumo,  dell'essere umano.

"Doveva giungere un virus maligno per imporre una pausa. Impossibile non pensare da subito a questo paradosso bizzarro e tragico: riprendiamo fiato, respiriamo un po’, ma solo per il pericolo imminente, perché il covid19, il virus dell’asfissia, minaccia di toglierci il respiro. Non si sa più che cosa significhi 'riposo', quella 'pausa' intensa, per noi troppo contigua addirittura al sonno eterno della morte. Si dice infatti 'riposi in pace'. Forse anche per quella contiguità il riposo provoca angoscia. Il virus ci ricorda anche questo" scrive nel saggio.

"D’un tratto il respiro assume un valore inedito. Si parla ovunque di respirazione e di ossigeno. Mentre l’aria delle città si fa meno inquinata, nelle terapie intensive degli ospedali medici e infermieri lottano ogni giorno per evitare l’asfissia mortale e irreparabile. Dopo tutto quel che è accaduto, il respiro non dovrebbe più essere un’ovvietà. Il virus rallentista ha avuto la meglio sull’accelerazione".

Continua: "L’interruzione che ha provocato non ha i colori della festa, ma i tratti lugubri e tetri di un epilogo. Eppure, in questa sosta forzata, viene alla luce l’aberrazione della frenesia di ieri".

Nessuno esce indenne dalla fredda logica economica del capitalismo avanzato. L’imperativo della crescita, l’obbligo della produzione e il rendimento a qualunque costo hanno posto di fatto delle condizioni a quella che continuiamo a chiamare/credere libertà. E all'etica o ai comandamenti religiosi si sono via via sostituiti i precetti del mercato, secondo i quali la 'cattiva azione' risiederebbe nel rallentare la produzione, nel non assecondare la corsa al guadagno.

Tuttavia, come scriveva Zygmunt Bauman, "la moralità non è altro che una manifestazione di umanità innatamente indotta".

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