John e il sogno di chiamarsi Agnelli: quando la madre bloccò l’affiliazione - Affaritaliani.it

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John e il sogno di chiamarsi Agnelli: quando la madre bloccò l’affiliazione

Un estratto del libro “Agnelli coltelli” di Gigi Moncalvo, profondo conoscitore delle vicende della famiglia sabauda

Per John è sempre stata profonda la consapevolezza di quanto fosse importante chiamarsi Agnelli, la possibilità di sentirsi chiamare Agnelli, di potersi firmare Agnelli, la facoltà di poter essere a pieno titolo un Agnelli. E di non avere alcun mezzo per poterlo fare. Come si può essere del tutto accettati o riconosciuti al vertice di una piramide famigliare o imprenditoriale se non si porta nemmeno il nome, il brand che ha reso celebre la dinastia nel mondo? Come può essere considerato a pieno titolo l’erede di Gianni Agnelli se non porta e non si può fregiare del cognome della Real Casa?

Una simile esigenza era stata profeticamente avvertita verso la fine degli anni ’90 da quella vecchia volpe di Gianluigi Gabetti, il Richelieu, il cardinale Mazzarino o, secondo alcuni, il Rasputin dell’Avvocato. Insieme all’altro Gran Ciambellano, Franzo Grande, aveva cominciato un insistente pressing su Manitù – come veniva chiamato Agnelli, non certo da loro, come se fosse un grande capo indiano – per spingerlo a prendere una decisione clamorosa: dar vita alla procedura legale per affiliare (attenzione: non adottare, ma affiliare) suo nipote John, affinché potesse assumere a pieno titolo il cognome Agnelli.

Si trattava di una trovata geniale, specie dal punto di vista mediatico. Si immagini che cosa significherebbe oggi avere al vertice del gruppo e di quel che resta della ex royal family un signore che si chiama John Agnelli. Anzi, più esattamente John Philip Jacob Agnelli. Quel marchio avrebbe una dimensione e notorietà planetaria, renderebbe felice anche la componente ebraica, grazie a quel terzo nome di John (Jacob, cioè Giacobbe) che racchiude molti significati. Un nome che andrebbe a smentire tutti coloro che, sacri testi alla mano, sostengono che John non possa essere considerato ebreo a pieno titolo poiché gli manca un requisito indispensabile: avere la madre ebraica, dato che la religione di Margherita Agnelli è stata quella cattolica prima che diventasse greco-ortodossa.

Comunque sia, il sogno (suo e di Gabetti e Grande Stevens) di potersi chiamare John Agnelli era miseramente naufragato – nonostante l’assenso del nonno ormai mentalmente vulnerabile e minato dalle cattive condizioni di salute – sugli scogli rappresentati dai suoi due figli veri e dalla loro furibonda e giustificata reazione. Margherita era stata a lungo tenuta all’oscuro dell’operazione. Ma, non appena le circostanze legali avevano imposto la necessità di avere il suo parere favorevole e la sua firma sui documenti, aveva affrontato il padre con estrema durezza e rifiutato. Edoardo aveva fatto lo stesso. E così, niente Agnelli: John è rimasto soltanto Elkann.