La coscienza che nasce dal basso: storie italiane di quotidiana r-esistenza
Se siete dei cinici catastrofisti che vi infervorate sulle teorie complottiste e cospirative del Nuovo ordine mondiale, ce l’avete un po’ con il Governo ladro e un po’ con l’amministratore di condominio che fa la cresta sulle spese, allora, questo libro potrebbe sorprendere anche voi. Non troverete buonismo di maniera in queste pagine, ma racconti di opposizione vera, di lotta e di governo, come si diceva una volta.
Parliamo di un libro a metà tra il saggio e l’inchiesta che parla di ingiustizie, di cialtronerie a buon mercato, di sfruttamento e, manco a dirlo, di uno Stato che non c’è oppure è momentaneamente assente. Ma si respira anche tanta voglia di rivincita, di volontà e di speranza, certo un po’ ai confini della realtà con quella lacrima di “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita”, come recitava il poeta Tonino Guerra in uno spot di qualche anno fa. Il titolo la dice lunga, “Coscienza civica e dove trovarla. Storie da una Italia che r-esiste” ed è uscito da pochi giorni per quelli di Neos Edizioni.
Dove trovare la coscienza civica sembra una provocazione, invece gli autori, Luca Rolandi e Gloria Schiavi, sono andati proprio a stanarla tra quartieri popolari, borghi montani, paesini terremotati, località agricole e collinari dimenticate o disabitate, una vecchia fabbrica di cristalli, un’ex colonia marina e, persino, un casello ferroviario in disuso. Luca Rolandi è un giornalista vecchia scuola perché, pur essendo ancora un giovincello, ha tanto marciapiede alle spalle.
Del resto, si sa, che il giornalismo è il secondo mestiere più antico del mondo. Genovese di formazione e torinese d’adozione, con un dottorato di ricerca in Storia sociale e religiosa, ha fatto e scritto un sacco di cose e in questo libro si vede tutta la sua bravura nel raccontare, nel modo giusto, quello che in questo Paese è nato dritto per restare almeno un palmo fuori dalla melma. Come tutti ha i suoi difetti, infatti è juventino, ma nessuno è perfetto e meno male. Gloria Schiavi è una bocconiana con un master in giornalismo alla City University di Londra nel 2013.
È stata, tra le tante occupazioni, corrispondente Onu a New York per l’agenzia Ips News. Ora, scrive per “Lifegate” e realizza documentari per Kilimangiaro e Geo su Rai3. Non la conosco personalmente, ma deve essere per forza brava, altrimenti non farebbe coppia con Luca Rolandi e al posto suo ci potrebbe essere chiunque, persino il sottoscritto.
“Raccontare storie, esperienze del nostro tempo di donne e uomini, comunità e territori in Italia con uno sguardo sul mondo è lo scopo di questo saggio, dedicato alla nuova consapevolezza civica che resiste all’urto dell’indifferenza e della società fluida” scrivono gli autori dell’introduzione. “Nel volume sono raccontate alcune storie italiane nate dal basso, maturate e realizzate attraverso una coraggiosa intraprendenza creativa, finalizzata alla costruzione di una dimensione sociale innovativa e solidale”.
Il libro si apre con una storia bellissima contro le speculazioni edilizie che ha trovato un gruppo di cittadini impegnati attivamente nel quartiere San Lorenzo di Roma per renderlo il luogo del possibile: “Siamo quelli che si sono messi in gioco e hanno deciso di farlo insieme. Siamo quelli che hanno liberato spazi nel quartiere e che combattono contro progetti speculativi folli.
Quelli che credono che sia possibile una risposta alla crisi globale partendo dai territori. Vogliamo rimettere in discussione tutto. Unire le competenze, mettere a disposizione le risorse, connettere luoghi e percorsi di socialità, di cultura, di scambio. Creare relazioni, generare partecipazione. Cambiare i modelli della cultura e della socialità a San Lorenzo, restituire spazi di aggregazione”. È uno stralcio del manifesto della Libera Repubblica di San Lorenzo, una preghiera laica di libertà e rinascita.
Di storie come questa ce ne sono altre 27 nel libro, ricamate intorno alla vita vera di migranti, rifugiati, senzatetto, civic hacker, condomini solidali, palestre, campi sportivi, giardinetti, terre bruciate e inceneritori con tanta solidarietà umana nell’assoluta diffidenza dei cittadini “nimby” (not in my backyard – non nel mio cortile) e indifferenza dei media.
Nel corso degli anni Novanta, come ci ricordano gli autori, è mutato radicalmente il quadro politico e sociale che aveva caratterizzato l’Italia nel secondo dopoguerra. Da quel momento, la composizione e la cultura dell’associazionismo italiano sono profondamente mutati e l’azione sociale è stata orientata verso altre sfide più globali, nonostante le pesanti sconfitte del movimento No Global che richiamano alla memoria le tragiche giornate del G8 di Genova di vent’anni fa.
Così, vengono qui narrate le imprese di persone impegnate in progetti di cittadinanza attiva “unici” nel loro genere, ma illuminati dalla scintilla di una creatività sociale attenta a misurarsi con il possibile e il realizzabile. Piccole rivoluzioni nate dal basso che guardano, però, decisamente più in alto di quanto molti di noi sapranno mai fare. Che la pace di un buon libro, sia con voi.
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