No ai privati, elezione diretta e... La legge che può rivoluzionare la Rai
Una vera rivoluzione potrebbe presto cambiare faccia alla Rai. I particolari saranno resi noti martedi' 7 nella sala stampa della Camera dei Deputati quando il senatore Enrico Buemi del Psi illustrerà il disegno di legge di riforma dei criteri di nomina dei vertici della Rai che il Partito Socialista vuole portare in Commissione Parlamentare di Vigilanza.
"Da molti anni si continua a sostenere, in parte giustamente e in parte strumentalmente, che i partiti intervengono in maniera eccessiva nella gestione del servizio pubblico. Si sono fatte più riforme, ma non si è mai reciso il cordone tra politica, rappresentanze parlamentari e governi, e l'ente radiotelevisivo. Si è fatto finta insomma di intervenire ma sostanzialmente la situazione è rimasta la stessa con l'aggravante che mentre in precedenza c'era una proporzionalità nella gestione oggi chi vince pigliatutto", anticipa Buemi ad Affaritaliani.it
Il provvedimento del Psi ha tre punti fondamentali: no alla privatizzazione; passaggio della maggioranza azionaria detenuta dal Dipartimento del Tesoro ad una Fondazione 'indipendente' espressione delle maggiori istituzioni culturali del Paese, la quale a sua volta nomina il cda sottraendo così la governance dell'azienda alla lottizzazione dei partiti; possibilità per gli utenti di eleggere suoi rappresentanti ai vertici aziendali attraverso la sola esibizione della ricevuta di pagamento del canone.

"L'idea - spiega Buemi - è quella di proporre una riforma effettiva, riconoscendo alla Rai il ruolo di grande istituzione culturale e di informazione del Paese, agganciandola alle realtà che in Italia fanno cultura. Di qui l'idea di creare un meccanismo che ne designa la governance, facendo partecipare le grande istituzioni culturali, come le Università, e le Fondazioni culturali. Penso ad esempio all'Accademia dei Lincei e ad altre, ma l'elenco si può arricchire".
"Il meccanismo è semplice - assicura il senatore -: i rettori delle Università e i presidenti delle Fondazioni scelte vanno a comporre un'assemblea elettiva che nomina la governance, cioè il cda".
E i cittadini? "Chi paga il canone ha diritto ad esprimere, seppur in parte, l'orientamento della Rai. Chiamare gli abbonati a partecipare vuol dire anche dare un segnale di maggiore democrazia ai cittadini che considerano il canone solo un'odiosa tassa da pagare".
Pur essendo presentata da un piccolo partito come il PSI, la proposta ha suscitato l'interesse della maggioranza delle forze politiche: piace a Forza Italia, perché la privatizzazione cabierebbe la mission della Rai da servizio pubblico a reti realmente comerciali in competizione con Mediaset, piace alla destra 'sociale' della Meloni e Crosetto, mentre al Movimento 5 Stelle piace l'idea della partecipazione popolare alla vita dell'azienda.
"Nelle varie forze politiche, soprattutto di opposizione, ci sono state prese di posizione in questa direzione, anche se non necessariamente in riferimento al nostro progetto. Ma il problema è un altro: se si vuole salvare dalla privatizzazione questa istituzione bisogna farla diventare effettivamente democratica. Se qualcuno se ne vuole impossessare senza neppure pagarne il prezzo allora tanto vale lasciargliela aquistare", avverte Buemi.
Resta da chiarire la posizione del PD anche perché sinora il partito di Renzi, ha 'rimosso' la questione Rai, preso com'era dalle faide interne: l'ex responsabile dell'informazione, Orfini, leader dei cosidetti 'giovani turchi' ha tutto ha pensato in questi mesi, meno che alla RAI e alla fine se ne e' andato a fare il presidente del parlamentino del PD e finire con l'appoggiare Renzi. E nulla si sa della nuova responsabile di settore, la neo deputata ex prodiana e neo renziana) Lorenza Bonaccorsi, E Renzi? In questi mesi e sembrato voler accontentare il piano montiano di privatizzazione agli amici degli amici voluto da Monti e affidato al duo Tarantola-Gubitosi. Ma per il premier la Rai resta una patata bollente. E considerato l'eccellente rapporto, anche personale, che Renzi ha con il segretario del Psi, Riccado Nencini, un facile cammino del disegno di legge del piccolo partito socialista potrebbe piacere anche a lui.
"Il Pd? Ancora non abbiamo affrontato il problema. Preferiamo prima fare questa proposta all'opinione pubblica in modo tale che ci sia sul tavolo un progetto che porti gli altri a scoprire le carte. Noi siamo aperti alla discussione, senza pregiudizi", conclude.