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ChatGpt, ecco perché i down dell'IA sono più pericolosi. Un account out può incidere sul business
Come cambia la tecnologia e quanto sposta un servizio di questo genere nella nostra routine quotidiana

ChatGpt, non un semplice "down": ecco perché
Nella prima mattinata di mercoledì 3 settembre numerosi utenti in tutto il mondo hanno segnalato malfunzionamenti a ChatGpt. Chi cercava di usare il famoso chatbot di OpenAI non riceveva nessuna risposta, ma solo uno spazio vuoto. Il motivo è stato spiegato successivamente dallo stesso chatbot, era legato a un "malfunzionamento del server".
Ma il blocco dell'IA, per il colosso americano OpenAI si tratta del quarto "crash" nel giro di pochi mesi, non è un semplice disservizio ma può diventare un serio problema perché con lo sviluppo della tecnologia l'intelligenza artificiale è ora ovunque nella nostra vita quotidiana e ogni giorno ce ne accorgiamo sempre di più.
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Tornando all'importanza dell'IA e a eventuali nuovi blocchi, bisogna tenere conto di una cosa non banale. Se infatti un "down" di Whatsapp, Facebook o simili è superabile, vale a dire ci sono alternative per non restare isolati, ad esempio un semplice vecchio sms per poter contattare un numero della propria rubrica, per l'IA non è così. Col passare dei mesi, infatti, anche i business saranno sempre più collegati all'intelligenza artificiale e un disservizio potrebbe anche pesare sulle tasche.
In un prossimo futuro problemi simili, anche se poi sempre prontamente risolti, potrebbero condizionarci addirittura la routine quotidiana e comprometterci una attività lavorativa. Per questo è suonato un campanello d'allarme e i prossimi (eventuali) crash faranno sempre più rumore. Anche se poi, come sempre, sarà lo stesso chatbot a spiegarci nel dettaglio cosa gli ha impedito di risponderci per ore o magari per giorni.