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Clemente Perrone (Sirti): "La fase 2? Sdoganare il lavoro agile e..."
Clemente Perrone

Con il nuovo DPCM, illustrato dal Premier Conte domenica scorsa, si avvicina la cosiddetta “Fase 2”, ovvero il momento in cui l’Italia prova a ripartire gradualmente, tra timori per l’economia e la necessità di iniziare a convivere con un’emergenza sanitaria, su cui nessuno riesce a dare certezze. Le aziende, in questo contesto, devono organizzarsi concretamente sia dal punto di vista del business che della tutela della salute e della sicurezza della propria forza lavoro.

Ne abbiamo parlato con Clemente Perrone, capo risorse umane e organizzazione di Sirti, azienda con oltre 4 mila dipendenti sul tutto il territorio italiano, all’opera per gestire e sviluppare quelle infrastrutture di rete, mai come oggi fondamentali per il Paese. 

Perrone, lei è d’accordo sull’inizio della “Fase 2” a partire dal 4 maggio?
Se è vero che non è possibile fermare un Paese troppo a lungo – a causa delle insostenibili ricadute economiche e sociali che ne deriverebbero – è anche vero che tornare alla “nuova normalità” senza una corretta pianificazione che abbracci sia le misure da implementare che una esaustiva mappatura dei rischi, potrebbe arrecare al tessuto imprenditoriale italiano un danno ancor maggiore. In questo senso, spero nel lavoro avviato dalla Task Force formata da professionisti di assoluto prestigio e guidata da una figura autorevole come Vittorio Colao. La ritengo una mossa utile per poter garantire una ripresa del business, senza rinunciare al fondamentale diritto dei lavoratori di operare in assoluta sicurezza e nella massima tutela della propria salute. 

Come dovranno operare le aziende per gestire al meglio questa prossima fase delicata?
La prossima fase ci vedrà all’opera nel rendere le nostre organizzazioni “anti-fragili”, rafforzando il contributo da parte di quei professionisti che – nell’interpretazione del loro ruolo quotidiano – siano convinti di poter incidere attivamente nello sviluppo della cultura aziendale. Una cultura in grado di sdoganare definitivamente il lavoro agile nella ridefinizione del patto di scambio dal desueto “tempo-vs-retribuzione” a un più evoluto “fiducia-vs-contributo”. Una cultura in grado di promuovere quella capacità di apprendere nuove competenze, grazie a una spiccata flessibilità e a una buona accettazione del cambiamento, la cosiddetta learning agility. Una cultura fault-tollerant e improntata all’ascolto ma – ed è bene ribadirlo – ancora più selettiva nell’individuazione dei profili chiave, nella convinzione che le aziende nella ripartenza, per riprendere quanto affermato dal professor Luca Solari, abbiano bisogno “di meno eroi e più organizzazione”.

Quanto è importante l’elemento “people” nella fase di ripresa?
Le aziende devono mettere la comunicazione tra i pillar fondamentali della propria strategia di ripresa. Bisogna mantenere e rafforzare, ove possibile, un costante flusso di informazione chiaro e trasparente con i propri dipendenti – a tutti i livelli – per far sì che ogni collaboratore sia sempre consapevole delle decisioni prese e dei razionali che stanno alla base alle stesse. È necessario ascoltare le diverse esigenze e i punti di vista di chi è chiamato concretamente a supportare il tessuto produttivo, cogliendo ansie e perplessità e facendone sempre una sintesi all’interno di un nucleo ristretto di decisori, consapevoli del fatto che – anche nella fase ripartenza – anche una scelta ottima ma tardiva possa essere dannosa. Ritengo inoltre da non sottovalutare l’effetto, per i nostri colleghi, della pressione psicologica di queste lunghe settimane. Anche nella fase di ripartenza i dipendenti andranno affiancati anche dal punto di vista personale. È necessario prevedere – in modo esteso e continuativo – strumenti concreti per rassicurare il personale sugli eventuali rischi all’orizzonte, sia dal punto d vista assicurativo che del supporto piscologico mediante l’ascolto di professionisti.

Le infrastrutture di rete sono un asset fondamentale per il Paese, soprattutto in un’epoca di smart-working. Come hanno reagito le reti e quali saranno i futuri sviluppi?
Possiamo dire che le reti TLC stiano tenendo bene. Noi – in qualità di più grande impresa di rete in Italia – siamo stati costantemente impegnati sul territorio per garantire la continuità operativa delle infrastrutture nazionali. Stiamo lavorando, e lavoreremo, per assicurare la continuità di servizi strategici, di pubblica utilità che garantiscono, ad esempio, il funzionamento di ospedali, il ricorso al lavoro agile e i servizi di ‘scuola a distanza’, grazie ai quali il Paese sta, con coraggio, reagendo a questa emergenza.  Siamo ovviamente fiduciosi che questa rinnovata consapevolezza circa la centralità delle reti si possa tradurre in nuovi investimenti nel potenziamento delle infrastrutture attuali e nella costruzione di nuove, con relativo ampliamento della capacità e impatto sui servizi per i cittadini.

Quali sono le misure che avete implementato come azienda causa emergenza sanitaria?
Il ‘lavoro agile’, avviato dal Gruppo a partire dal 2018, oggi è una modalità cui fanno ricorso quotidianamente oltre 1.700 colleghi. Sul versante delle attività di field, sono stati rivisti i processi operativi per consentire ai colleghi di operare in sicurezza, garantendo al tempo stesso la continuità del servizio. Approvvigionamento dei dispositivi individuali di sicurezza, gestione delle trasferte e integrazione delle attività di filiera hanno richiesto sforzi fuori dal comune per “non fermare la macchina”.  Inoltre, Sirti – a integrazione delle misure già attuate per tutelare la salute e sicurezza delle proprie risorse –ha varato una copertura sanitaria in caso di contagio e ha deciso di anticipare ai propri dipendenti il trattamento di Casa Integrazione Guadagni previsto nel decreto legislativo “Cura Italia”.

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