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MediaTech
Coronavirus. Rai, Aldo Grasso: "Basta programmi ansiogeni e ospiti cialtroni"
Il critico televisivo Aldo Grasso

La pandemia del Coronavirus ha investito la Tv italiana come un ciclone, costringendo Rai e Mediaset a stravolgere i palinsesti, sospendere trasmissioni di successo, lasciare a casa conduttori popolari. Per il re dei critici televisivi Aldo Grasso, la Rai in primis ha tuttavia perso una grande occasione nell'emergenza Covid-19, non riuscendo a trasformare la Prima Rete in un canale nazionale facendo un salto di qualità, abbandonando le scelte dettate dalla lottizzazione politica per "riscoprire la funzione del servizio pubblico, un’idea sbiadita che ormai viene usata come una specie di patetico mantra".

Secondo Grasso, che esprime le sue opinioni in un articolo pubblicato su Oggi, la Rai "poteva essere un esempio per tutta l’Europa. Quando è scoppiata l’emergenza sull’epidemia del Coronavirus, quando è cominciata la penosa conta dei morti, quando scuole e uffici sono stati chiusi, ebbene quello era il momento di prendere una grande e utile decisione: trasformare Rai1 nella rete di servizio nazionale. Decisione non facile e non priva di rischi, ma decisione coraggiosa che sicuramente avrebbe dato i suoi frutti. Come la radio li diede nel 1951 durante l’alluvione del Polesine e come fece la tv 1968, dopo il terremoto nel Belice, coordinando i servizi di soccorso".

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                      Michele Anzaldi, Segretario Vigilanza Rai

Il critico televisivo s'inserisce nel filone di proposte avanzate anche dal Segretario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi, asserendo sempre riguardo a Rai1: "Il canale più visto dagli italiani al servizio degli italiani: per dare notizie controllate nel modo più controllato possibile, per fornire alla Protezione civile un mezzo di comunicazione immediato, per cancellare tutti quei programmi che fino a ieri si occupavano di gossip e che oggi varrebbero gestire gli stati d’animo del paese, per organizzare il pomeriggio (in accordo con le altre reti Rai, soprattutto con Rai Storia) le lezioni per studenti delle elementari e delle medie".

E ancora: "Questo è un punto nodale, su cui si rischia una mezza catastrofe della scuola. Le piattaforme internet funzionano bene solo con le Università che si sono attrezzate per tempo, ma voi vi immaginate, in questo periodo, maestri e professori che da casa devono seguire una trentina di alunni? Rai1 avrebbe dovuto essere una sorta di grande Telescuola, fornire orari, corsi, suggerimenti, una nuova forma di insegnamento per placare anche la forza esplosiva dei ragazzi chiusi fra quattro mura. Non solo compiti, ma anche una programmazione meno ansiogena e più responsabile (a discutere si invitano solo i competenti non i cialtroni da talk show)". 

Per concludere, Grasso prende di mira anche i notiziari nazionali: "Era il momento di fare un grande salto di qualità (come sta facendo il governo) e invece ci sono ancora i telegiornali che funzionano secondo il principio delle quote partitiche".

Sposiamo le argomentazioni del critico aggiungendo che la Task Force istituita a Viale Mazzini, onde fronteggiare l'emergenza Coronavirus per quanto riguarda la programmazione e l'informazione Rai, lavora in condizioni estreme, affrontando un frangente inusitato, essendo quindi costretta fisiologicamente a "navigare a vista". Per questo ha tutto il nostro rispetto. Ma sarebbe il caso d'infilarsi la cera nelle orecchie come Ulisse, smettere così di ascoltare le sirene ululanti della politica e prendere decisioni coraggiose e drastiche, cancellando trasmissioni inutili e spesso terrorizzanti (o confusionarie), lasciando a casa in quarantena (da video) conduttori e conduttrici con troppa smania di apparire tout court (e inspiegabilmente in video sette giorni su sette propinati in ogni salsa) e mutare Rai1 in una rete di autentico servizio al cittadino. E per l'ultima volta: esaltarsi per gli ascolti, nel momento in cui la gente è barricata in casa, è un autentico nonsense. A Viale Mazzini - e non solo - sono sicuri che i programmi trasmessi in questi giorni piacciano davvero e che non siano in realtà subìti da spettatori inerti che vorrebbero altro? Un esame di coscienza si rivela quanto mai necessario. 

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