Fake news, la tutela della democrazia? Anche Fb e Google sono responsabili
Le democrazie vanno normate per evitare che qualcuno, nel buon nome della partecipazione popolare, utilizzi questi principi a proprio piacimento
Gentile Direttore,
Abbiamo un’esigenza. Anzi, un’emergenza: evitare di farci risucchiare da un buco nero senza più via di uscita. Perché questo è il rischio che stiamo correndo. Abbiamo infatti assistito negli ultimi anni ad uno stravolgimento dei metodi e degli strumenti comunicativi che ci hanno trasformato da spettatori a protagonisti. Tutti, indistintamente, a prescindere dalle competenze e dai ruoli, siamo diventati produttori di news.
La rivoluzione digitale ha mutato in modo irreversibile l’universo dell’informazione. Non per questo peggiorato: il Suo quotidiano è autorevole e conferma della positività di certe svolte. Che si traducono in evoluzione, progresso, futuro. Tutti concetti di cui mi faccio portatrice anche nella mia quotidiana attività politica. Ritengo che guardare sempre avanti sia un bene, purché non ci si dimentichi del passato e, soprattutto, che nell’esplorare nuove galassie si utilizzi sempre il principio di prudenza. Ragiono in questi termini svestendo gli abiti della parlamentare per indossare come un tempo quelli della giornalista (in realtà una seconda pelle che non va mai via). Un settore, il giornalismo, in profonda crisi proprio perché travolto – e stravolto lo dicevamo – dai nuovi media.
Ma il giornalismo era, e resta, ricerca della verità. Quella oggettiva, suffragata da fatti, verificata e contro verificata. Sottoposta a regole e leggi, disciplinata da codici e di cui si conosce la fonte, o comunque un portavoce che si assume la responsabilità di quel che riferisce. Ecco, in questo processo di repentina cancellazione dell’intermediazione professionale, in un settore delicato quale quello della informazione, rischia di sparire il nesso tra la realtà di un fatto, la verità, e il fruitore finale, il cittadino col suo diritto di essere informato.
I social network hanno azzerato i livelli, mettendo gli spettatori sul palco insieme agli attori, esaltando il protagonismo dei singoli perché oggi sono sullo stesso piano di chi prima era talmente lontano da apparire irraggiungibile. Qualcuno definisce questa rivoluzione la più grande manifestazione di democrazia che si sia mai vista. Ma tutte le democrazie vanno normate per evitare che qualcuno, nel buon nome della partecipazione popolare, utilizzi questi principi a proprio piacimento. La storia insegna, sempre. E qui veniamo al nocciolo della questione.
Giovedì si è svolta a Roma la presentazione del libro ‘Non è vero ma ci credo’ dei due giuristi Giuseppe Cricenti e Fernando Gallone. Un testo il cui titolo è già di per sé chiarificatore non soltanto del tema trattato, le fake news, ma anche perfetta sintesi per comprendere il traffico di influenze – paragone che prendo in prestito dal diritto penale in tono provocatorio – che il vorticoso giro di notizie sul web ha scatenato nell’universo digitale. Tutti abbiamo sete di verità, tutti vogliono essere informati. Il problema adesso è: da chi e come? Chi se ne assume la responsabilità? Domande che si devono porre la politica, i giornalisti, a fronte del ruolo giocato oggi da chi di tutte le notizie provvede alla diffusione e anche all’indicizzazione tramite algoritmi sofisticatissimi: sono i cosiddetti “over the top” o giganti del web, come Google o Facebook. Che da sempre si sottraggono alla responsabilità della loro funzione. Sono editori a tutti gli effetti, perché diffondono contenuti su cui fanno ricavi tramite la pubblicità. Quindi devono sottostare, come tutti gli altri editori, alle stesse regole, a partire dalla veridicità dei contenuti che propagano.
Non possono restare a guardare, mentre il mondo è sommerso da fake news. Solo così si potrebbe mettere un freno a ciò che, a ragion veduta, Cricenti e Gallone hanno definito “inquinamento progressivo del dibattito democratico”. Concludo citando un’altra categoria: i più giovani. Sono i maggiori fruitori dell’informazione sul web, per quasi tutti loro unica fonte per l’acquisizione di notizie. Sono loro il futuro, e questo costante confondersi tra vero e falso fino al punto che né l’uno né l’altro esistono più non deve diventare una caratteristica della loro esistenza. Sarebbe importante che, oltre ad abbracciare sacrosante cause ecologiste, si battessero anche loro per ripulire il mare magnum del web, nel quale troppo spesso si naviga senza che la bussola indichi la rotta della verità.
*Deputata e responsabile Trasporti, Telecomunicazioni e Poste di Forza Italia
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