Frodi online, come difendersi. Ecco cosa sta cambiando in Italia e in Europa - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 11:03

Frodi online, come difendersi. Ecco cosa sta cambiando in Italia e in Europa

I cittadini devono imparare a essere più consapevoli

di Massimiliano Capitanio *

Ma anche le piattaforme devono assumersi le proprie responsabilità


Secondo una inchiesta di Reuters, Meta starebbe guadagnando una fortuna grazie agli introiti derivanti dalla sponsorizzazione di contenuti fraudolenti: nel 2024, il 10% dei ricavi pubblicitari generati da Facebook, Instagram e WhatsApp, corrispondente a 16 miliardi di dollari, proverrebbero da circa 15 miliardi di annunci fraudolenti.

La Società, in aggiunta, non adotterebbe efficaci misure per arginare il fenomeno e anzi l’algoritmo incrementerebbe la visibilità di tali annunci nelle bacheche degli utenti già incappati in contenuti simili.

Andy Stone, portavoce di Meta, ha affermato che i documenti visionati dalla stampa «presentano una visione selettiva che distorce l’approccio di Meta a frodi e truffe». Inoltre, il dato secondo cui il 10,1% del fatturato derivasse da annunci truffaldini, sarebbe «approssimativo».

Eventuali conferme di queste falle di sistema potrebbero costare a Meta l’apertura di un procedimento da parte della Commissione europea ai sensi del Regolamento sui servizi digitali (DSA), trattandosi di un rischio sistemico di diffusione di contenuti illegali sulle proprie piattaforme.

Il DSA prevede, in caso di violazioni, pesantissime sanzioni pecuniarie (fino al 6% del fatturato mondiale annuo). Persiste un problema serio: la tutela degli utenti.

Secondo un recente Studio della Federazione autonoma bancari italiani (FABI), nel triennio 2022 – 2024 è stato rubato oltre mezzo miliardo “dai ladri digitali”, con un aumento del 30% nel 2024.

L’utile guida “Attenti al lupo online” stilata dalla medesima Federazione, dedica particolare attenzione ai nuovi rischi emergenti, tra cui deepfake video e vocali, truffe via WhatsApp, falsi investimenti e attacchi sui social network.

Il tema sembra essere finalmente attenzionato nell’ambito della nuova Payment Services Regulation (PSR) e della revisione della Direttiva PSD3.

Come si legge dal comunicato, Parlamento e Consiglio hanno raggiunto l’accordo sul testo che sarà adottato prossimamente e che terrà conto anche del ruolo delle piattaforme online.

A integrazione delle tutele già previste del DSA, le piattaforme online saranno infatti responsabili nei confronti dei servizi di pagamento, nel caso in cui questi ultimi siano costretti a risarcire il proprio cliente per via di contenti fraudolenti diffusi sulla piattaforma medesima.

Non si tratta di una responsabilità oggettiva delle piattaforme, che dovranno comunque essere informate sull’esistenza di tali contenuti fraudolenti e non essere state in grado di adottare misure per rimuoverli.

La misura potrebbe sembrare di poco impatto per l’utenza finale, visto che le richieste di rimborso saranno avanzate sempre nei confronti dei servizi di pagamento; tuttavia, se questi ultimi potranno a loro volta rivalersi sulla piattaforma, saranno presumibilmente meno restii a riconoscere il ristoro all’utente frodato.

Se l’accordo dovesse essere formalmente adottato, si tratterebbe di un altro passo verso un ambiente digitale sicuro, necessario alla medesima crescita dell’economia digitale.

* componente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni