Gramellini e Cazzullo come Bibì e Bibò
Tra loro corrispondenze d'amorosi sensi
Katzenjammer Kids erano due bambinetti di una striscia fumettistica uscita negli Usa nel 1897 per i sagaci pennarelli di Rudolph Dirks.
Le avventure dei due furono pubblicate in Italia nel Corriere dei Piccoli nel 1912 con il nome Bibì Bibò e Capitan Cocoricò.
Ai tempi d'oggi non sappiamo ancora chi sia Capitan Cocoricò (anche se qualche sospetto in verità l'abbiamo) ma abbiamo le idee chiare su chi siano Bibì e Bibò: trattasi di Massimo Gramellini e Aldo Cazzullo, antichi colleghi a La Stampa di Torino ed ora colleghi al Corriere della Sera.
Infatti Aldo Cazzullo alfiere del socialismo utopico ottocentesco edulcorato in un buonismo pannoso e politically correct presenta insieme a Gramellini in tour il suo "nuovo libro" dall'apocalittico titolo: "L'intervista. I 70 italiani che resteranno".
Si tratta a leggere il mieloso articolo di ieri di Massimo - Bibì (con tanto di foto d'autore in bianco e nero formato tessera Cral anni '60 di Aldo - Bibò) di una disamina comparata dell'arte dell'intervista in cui, sostiene Gramellini, Cazzullo è grande maestro, senza grembiulino, naturalmente.
Gramellini è conscio della debolezza cazzulliana proprio nella difficile arte giornalistica testé richiamata e mette le mani avanti dicendo che l'intervista, si sa, è arte difficile perché lo scaltro intervistato sarebbe -dico io interpretando- come un'ostrica che un po' occorre solleticarla per aprirle ma non troppo se no si richiude e addio intervista.
Il tutto supportato dall'immancabile citazione del "maestro" Zavoli che di quell'arte di scardinar le ostriche (televisive, ci si fa notare) fu insuperato artigiano.
Gramellini fa capire che Cazzullo è spesso accusato di buonismo intervistatorio malanno assai diffuso tra chi ha la ventura di intervistare il potente di turno ma che in realtà Cazzullo lui no, non ha questo "raffreddore dell'anima" e se sembra troppo buono e perché appunto, è un esperto scardinatore di ostriche o cozze qual dir si voglia e in accezione più scadente se l'intervistato è una seconda linea nel mercato ittico.
Infatti il libro cazzullesco non è un libro originale ma una raccolta del "già scritto" con i generosi apporti di quanto uscì su "La Stampa", sul "Corriere della Sera" e su "Sette".
Insomma si tratta del solito espediente di gridare al "libro nuovo" quando invece è solo una raccolta del già visto e del già fatto tanto per tirare su un altro libro in CV senza in realtà scriverlo e di spremere qualche denaro all'incauto avventore che se lo compra.