Fuga dai templi di carta: quando i giornalisti si mettono in proprio
Eccone un altro. I giornali di carta non sono più un punto di arrivo. Al più sono dei trampolini di lancio. L'ultimo caso riguarda Ezra Klein. Il columinst e curatore del seguitissimo Wonkblog lascia il Washington Post. A meno di trent'anni e dopo 4 di collaborazione, ha già terminato la sua parabola nel quotidiano americano.
Assieme ad altri due giornalisti, Melissa Bell e Dylan Matthews, dice addio alla testata per dedicarsi a "un nuovo progetto editoriale". Le voci si rincorrevano da tempo. A quanto pare Klein avrebbe proposto all'editore il sostegno alla sua iniziativa. Davanti al no, ha rassegnato le proprie dimissioni.
Sul sito del quotidiano, i lettori gli augurano buona fortuna. Qualcuno inveisce contro l'informazione mainstream, incapace di trattenere i talenti. Altri, pur dicendo good luck, temono che sia stato un passo avventato.
Sono sempre di più i giornalisti "di carta" che preferiscono guardare altrove. Accettando proposte vantaggiose o rischiando e mettendosi in proprio. Lo scorso luglio Nate Silver, 35enne blogger, ha lasciato il New York Times per approdare a Espn ed Abc.
A ottobre, Glenn Greenwald, il giornalista inglese che per primo fece esplodere lo scandalo Datagate sulle attività della Nsa ha lasciato il Guardian. Anche in questo caso, come è successo per Klein, per un nuovo progetto giornalistico, finanziato da Pierre Omidyar, uno dei fondatori di eBay.