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Nomine Rai: l'ad Salini a un bivio e il caso Salvini-Isoardi muta lo scenario

Il nodo spinoso delle nomine Rai è al momento accantonato, messo in secondo piano dalle diatribe sul Dl Sicurezza (che ieri ha incassato la fiducia al Senato), ma ovviamente il fuoco cova sotto le ceneri.

L'ad Fabrizio Salini si trova attualmente a un bivio: ascoltare le sirene della Lega e del M5s che vogliono piazzare i loro uomini e donne alla direzione delle varie reti Rai, o puntare i piedi e lasciare inalterato lo status quo? Per giunta, si fanno sempre più insistenti e striscianti le voci - piuttosto fantasiose - secondo cui Salini possa essere una sorta di "cavallo di Troia" renziano (proviene del resto dalla Stand By Me, società di produzione di Simona Ercolani, moglie di Fabrizio Rondolino, la cui sede era considerata fino a poco tempo fa una filiale del Nazareno). E soprattutto che Salini sia il trait d'union tra Renzi e Matteo Salvini, dando retta al pettegolezzo diffuso dalla firma del Corriere Maria Teresa Meli secondo il quale i due Mattei sarebbero avversari solo di facciata e dietro le quinte "alleati" per disgregare il m5s.

A parte la fantapolitica, ci si domanda se le candidature di Carlo Freccero per Rai1 e Casimiro Lieto, autore della Prova del Cuoco  e confidente strettissimo di Elisa Isoardi, siano ancora sul piatto. Specie il destino di quest'ultimo risulta quantomai nebuloso, vista la rottura drastica dei rapporti tra Salvini e la Isoardi, suggellata da tanto di foto-ripicca sui social network pubblicata da quest'ultima.

Ora che l'idillio si è spezzato, Casimiro Lieto finirà in disgrazia oppure la sua nomina continuerà a essere caldeggiata dal Ministro dell'Interno? Sta di fatto che a Viale Mazzini sono tutti in fibrillazione ed estenuati dal tira e molla sulle nomine che si protrae fin da prima dell'estate.

E con il governo dilaniato da faide sempre più centrifughe, alla Rai sono in molti a essere stanchi di doversi chiedere "di che morte dovranno morire" in attesa di un accordo tra le varie parti in causa, oltre a Fabrizio Salini, il presidente Marcello Foa, e le due anime del governo bicefalo, ovvero Lega e M5s, che continuano a tergiversare e a procrastinare la scelta dei direttori di rete, mantenendo in stallo una delle più importanti aziende italiane.

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