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Rai, chi piange e chi ride dopo il terremoto elettorale

Grande fibrillazione in casa Rai. Il risultato elettorale, con il successo di Cinquestelle e Lega e il contemporaneo insuccesso del Pd di Renzi e di Silvio Berlusconi, crea incertezza, apprensione, desideri e  una forte destabilizzazione negli assetti di potere e nei mutevoli equilibri partitici interni. Trema lo scranno più alto, la poltrona del direttore generale Mario Orfeo, nominato da Renzi e, grazie alle sue capacità relazionali, non sgradito agli azzurri dell’ex Cavaliere. Ma inviso ai grillini e soprattutto a Matteo Salvini, da sempre piuttosto trascurato negli spazi giornalistici Rai. Non è sfuggito a nessuno, in Rai, che alla festa della donna celebrata al Quirinale, il dg Rai non si sia presentato (e neanche la potente e coriacea presidente Maggioni).

Perfettamente calzante per un agognato ma fallito governo Renzusconi, Orfeo ora si trova sbilanciato rispetto ai nuovi equilibri usciti dalle urne. Ed è stata smentita la notizia che abbia avuto un’offerta dal gruppo Espresso-Gedi per sostituire il direttore di Repubblica Pietro Calabresi, tentando di fermare la crisi d’identità e la marcata emorragia di copie rispetto al Corriere di Urbano Cairo e Luciano Fontana, outsider emergente che sta facendo meglio del precedente direttore di lungo corso, il manovriero De Bortoli, che stava portando via Solferino sul viale del tramonto.

Anche perché Calabresi cerca di resistere sulla poltrona che fu di Eugenio Scalfari e ha preso a girare per talk show onde recuperare vivacità e standing. Smentita anche la notizia, che non sarebbe piaciuta ai vertici del gruppo Gedi la richiesta economica di Orfeo, che avrebbe sparato ai De Benedetti, gente col braccino corto, la richiesta del triplo del suo attuale stipendio.

Situazione di stallo, al momento, in attesa che la politica imbocchi una nuova strada, ma, secondo rumors non confermati, Paola Ferrari, conduttrice di Novantesimo minuto e moglie di Marco De Benedetti, continuerebbe a far la spola tra viale Mazzini e l’ufficio del coniuge per sostenere la candidatura dell’ex direttore del Messaggero sulla tolda di comando di piazza Indipendenza.

L’offuscamento della stella di Orfeo provocherebbe a cascata un terremoto per li rami, a partire dal Tg1, dove l’ex direttore ha poi promosso Andrea Montanari.

Pesa sul Tg1 la scomunica su tre quadri importanti ad opera dei Cinquestelle, che hanno stigmatizzato in un post pubblico preclusioni ed esclusioni contro il movimento grillino. Tre i nomi nell’occhio del ciclone dei grillini: la vicedirettrice Costanza Crescimbeni, protagonista, grazie ai servizi e alle interviste al leader di Rignano che non sono piaciute ai grillini, di un salto di carriera da vicecaporedattore direttamente a vicedirettore, senza passare per la casella di caporedattore.

Poi Paola Cervelli (che lavorava con Agnoletti nell’ufficio stampa di Renzi ed è stata incaricata da Orfeo di seguire la politica) e Claudia Mazzola, che ha seguito i Cinquestelle nei suoi reportage creandosi non poche antipatie. Tutte e tre sono accusate di larghe intese con gli uffici comunicazione del leader perdente di Rignano.

Mentre molti ricordano lo scazzo violentissimo in commissione parlamentare di vigilanza di Orfeo con il parlamentare Airola dei Cinquestelle, la cui porta sbattuta fece un rumore ancora percepibile nel palazzo parlamentare.

Un altro professionista a rischio è Alberto Matano, caposervizio e conduttore della prestigiosissima edizione del Tg delle 20, la più importante. Già casiniano, poi anche renziano e in squadra con Orfeo e Montanari, ha avuto in gestione fiduciaria gli speciali e, eccezionalmente, anche una trasmissione su Rai3 su casi giudiziari d’attualità.

Occhi puntati anche su Francesca Fialdini, molto stimata da Orfeo (con cui condivide una recente simpatia per la Juve, anche se, da anni amico di Galliani, è sempre stato e rimane rossonero: "Forza Allegri!!! Io resto milanista", obietta contrastando le malelingue) o la zarina, come la chiamano in Rai. Amata in Vaticano (ai suoi esordi aveva condotto un programma iperecclesiastico, A sua immagine), coriacea nella difesa del suo territorio (ne sa qualcosa Mia Ceran, che la sostituiva molto bene d’estate, ma non è riuscita a succederle quando la Fialdini è passata a La Vita in diretta ed è così finita a occuparsi di calcio per Rai3 crescendo alla grande), conduttrice con risultati modesti de La vita in diretta in collaborazione con Liorni, usa la simpatia e l'appoggio riservato ma largo del vertice (che la segue consigliando in diretta la regia durante la trasmissione) per imporsi in molte scelte della Rete, creando malumori, come nel caso del capostruttura Andrea Vianello.

Per ora è tutto in stand by, anche perché Lega e Cinquestelle devono trovare dei nomi. I grillini hanno in squadra Milena Gabanelli, invisa a Renzi e delusa dalle offerte di carriera fattele da Orfeo, la quale coltiva il desiderio di tornare, sentendosi pronta per la direzione generale.

Salvini deve guardarsi intorno e formarsi una sua squadra Rai, che non può certo far leva su Antonio Marano, cui mancano due anni alla pensione, messo in Rai dall’ex potente Roberto Maroni, il quale, dopo il grande successo elettorale di Matteo, pagherà la sua fronda e le sue triangolazioni antisalviniane con Berlusconi.

Ma se l’attenzione delle segreterie dei partiti è per ora egemonizzata dalle trattative per la formazione del nuovo governo, nelle redazioni le manovre, i riposizionamenti, i segnali, i linguainbocca sono già partiti e si moltiplicano. Al Tg1, ad esempio, al posto del renziano Montanari, si considera predestinato alla poltrona di direttore in quota centrodestra Gennaro Sangiuliano, attuale vice. Ex Msi, amico di Gasparri, ha costruito buoni rapporti con la Lega ma soprattutto con  Fratelli d’Italia partecipando attivamente, ma segretamente, alle elaborazioni ideologiche del partito della Meloni. Al punto che Ignazio La Russa gli aveva proposto un collegio senatoriale sicuro, ma Sangiuliano ha preferito puntare sulla carriera in Rai. E, si dice in viale Mazzini, ha visto giusto.

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