Riforma Gubitosi, redazioni in allarme: l'Usigrai fa muro
Meno testate, meno poltrone da spartire. A oggi è l'unico effetto certo della riforma Rai firmata Gubitosi. E l'Usigrai non ci sta. Il sindacato dei giornalisti Rai, come di consueto, si schiara sul fronte del "no". La riforma, si legge in un comunicato "mira a mira a smontare e non interviene su elementi chiave come l’informazione di rete, la presenza sul territorio e sul web".
La versione dell'Usigrai non scende in particolari: chiede "una vera e profonda rivoluzione del sistema dell’informazione Rai, fondata su tre pilastri: prodotto, identità e unità del servizio pubblico: RaiPIU’". Cosa sarebbe? Un contro-progetto di riforma "multipiattaforma, crossmediale e pluralista" che sarà presentato e sottoposto a referendum interno.
In sostanza, i giornalisti Rai intendono votare un'alternativa a un progetto che prevede tagli e una diversa organizzazione gerarchica. Il dg Gubitosi ha confermato il passaggio da sei a un'unica redazione giornalistica. E nei corridoi di viale Mazzini tremano per le ricadute occupazionali. Gubitosi ha affermato che "ci sarà una migliore utilizzazione dei giornalisti e di tutto il resto del personale".
Il fronte del no è solido anche per quanto riguarda RaiWay, definito dall'Usigrai "un bene di famiglia costruito da chi ha usato con accortezza i soldi del canone versato dai cittadini per avere un Servizio Pubblico". Il matrimonio con EiTowers creerebbe "una concentrazione tale da mettere in pericolo la libertà di informazione". E se Gubitosi ha affermato che, con il via libera alla riforma, "cade un muro", dovrà ancora fare i conti con quello sindacale.