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Sansonetti contro Berlinguer: volano stracci a sinistra per l’Unità

Sansonetti contro Berlinguer, ma alla fine sono i poveri giornalisti della vecchia Unità le vere vittime dei due contendenti... Il commento 

È a malapena uscita la nuova Unità -dopo diversi anni di assenza dall’edicola- che a sinistra ricominciano a volare pesanti stracci fangosi. Dagli attici radical – chic dei centri storici decollano ordigni di melma che atterrano sui faccioni vogliosi di vacanza dei leader progressisti (a parole). Ha iniziato Bianca Berlinguer, la figlia del mitico Enrico, che attacca Sansonetti che, lasciato il Riformista a Renzi, è diventato nientemeno direttore de l’Unità grazie al munifico editore Alfredo Romeo che ora li possiede entrambi. Ma cosa è successo per assistere a questa ennesima lite da pollaio? Semplice.

Lo scaltro Sansonetti, giornalista di lungo corso guidato da un infallibile fiuto per i soldi, con barbone sessantottino ancora in auge, si è “fregato” l’Unità, quotidiano simbolo della sinistra e specificatamente del Partito Comunista Italiano, fondato da Antonio Gramsci nel lontano 1924.

Del tutto marginalmente, facciamo umilmente notare che mentre la sinistra ha sempre licenziato i propri lavoratori, soprattutto in campo giornalistico, Silvio Berlusconi non l’ha mai fatto una volta in Mediaset.

Basti pensare a Fausto Bertinotti e i licenziamenti a Liberazione, per dirne solo una. La via dell’inferno, come è noto, è lastricata di buone intenzioni e di pessimi esempi. Dunque dicevamo che solo ufficialmente il motivo del contendere è quello dei poveri lavoratori, in realtà dietro c’è dell’altro. E specificatamente i pessimi rapporti che il furbo Sansonetti ha con i suoi ex colleghi e compagni di lotta rivoluzionaria.

Ad esempio, Bianca Berlinguer non lo sopporta e quando ha visto che allungava le mani non su di lei (mica è il buon montanaro Mauro Corona), ma sul giornale è intervenuta pubblicamente. “Nostro padre non è un brand, lasciatelo in pace!”, ha tuonato la pasionaria rosso – rosa, la tenuità dei colori è d’obbligo data la tenuità della vera passione politica.

La “Bianchina”, come la chiama affettuosamente sempre il rude Corona che la corteggia da anni, fa riferimento ad una celebre foto scattata con il padre Enrico che tiene in mano una copia dell’Unità dall’altrettanto celebre titolo “Eccoci” e che riguardava lo sciopero contro i tagli alla scala mobile voluti dall’arcinemico Bettino Craxi.

E poi la Berlinguer spiega: “Da allora l’Unità ha avuto numerosi direttori fino a concludere definitivamente la sua storia ormai sei anni fa. Quello che torna oggi nelle edicole è un quotidiano interamente nuovo che dell’antico e glorioso giornale conserva solo il nome. E solo perché quando è stato messo all’asta un imprenditore più rapido di altri è riuscito ad acquisirne la proprietà. Ma della storia precedente, nulla rimane: nemmeno uno di quei redattori che hanno tenuto in vita il giornale fino al 2017″.

Dietro questa vicenda c’è naturalmente anche l’astio che “la compagnia del martello” ha contro Matteo Renzi che di Romeo non è amico, ma amicissimo. I maître à penser della sinistra, Lucia Annunziata, Gard Lerner, Lilli Gruber, i direttoroni progressisti, ce l’hanno con il toscano per vecchi conti non regolati. Ovviamente tutte faccende private, sgarbi e ripicche legate a qualcosa di desiderato e non ottenuto, il tutto naturalmente rivestito da un bel guscio d’oro zecchino di idealità. E pensare che alla fine sono proprio i poveri giornalisti della vecchia Unità le vere vittime dei due contendenti, da uno bastonati e dall’altro strumentalizzati. Che pena.

La smentita di Romeo editore

Il contenuto dell’articolo riporta fatti mai accaduti e non verosimili ed è frutto di fantomatiche supposizioni e/o illazioni che non hanno alcun riscontro oggettivo ed hanno altresì una valenza penalmente rilevante.

La “notizia” contenuta nell’articolo citato non può rientrare nel cd “diritto di critica”, in quanto si fonda su ricostruzioni non veritiere e su circostanze che riguardano la reputazione, l’onore, il decoro e prestigio dei soggetti coinvolti. Tali falsità non possono essere qualificate come irrilevanti in quanto assumono in particolare “valore informativo” nei confronti dell’opinione pubblica, sia per la notorietà e per il ruolo di chi le ha pronunciate, sia per il destinatario della diffamazione.

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